03/08/2015, 00.00
PAKISTAN
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Vescovo di Faisalabad ai religiosi: Il vostro lavoro è modello di benessere spirituale e temporale

di Skafique Khokhar
L’incontro rientra nelle celebrazioni dell’Anno della vita consacrata. Il lavoro prezioso degli ordini religiosi a livello locale, nonostante continui episodi di terrorismo e violenza, e le misere condizioni di vita della comunità cristiana. Mons. Arshad mette in guardia da “pastori che si auto-proclamano tali” e “creano irreparabili divisioni tra i cristiani”. Il ruolo della Chiesa cattolica che “deve agire prima che sia troppo tardi”, ma con pazienza e benevolenza nei confronti di “coloro che rifiutano di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole”.

Faisalabad (AsiaNews) - La vita consacrata, “profondamente radicata negli esempi e negli insegnamenti di Cristo Signore, è un dono di Dio Padre alla sua Chiesa per mezzo dello Spirito. Con la professione dei consigli evangelici i tratti caratteristici di Gesù - casto, povero e obbediente - acquistano una tipica e permanente ‘visibilità’ in mezzo al mondo”. Citando l’Esortazione apostolica post-sinodale Vita Consecrata del Santo Padre Giovanni Paolo II, mons. Joseph Arshad, vescovo di Faisalabad (Pakistan orientale), ha accolto i religiosi della diocesi (v. foto) per le celebrazioni dedicate all’Anno della vita consacrata.

Il vescovo li ha ringraziati per il lavoro svolto a livello locale. Continuando a citare la Vita Consecrata, mons. Arshad ha detto: “Lungo i secoli non sono mai mancati uomini e donne che, docili alla chiamata del Padre e alla mozione dello Spirito, hanno scelto questa via di speciale sequela di Cristo, per dedicarsi a Lui con cuore ‘indiviso’. Io e voi siamo stati davvero benedetti per essere stati chiamati da nostro Signore Gesù Cristo ad essere il Suo popolo consacrato, figli e figlie speciali di nostro Padre celeste”.

Il prelato ha lodato i presenti per il “vostro prezioso apostolato nell’educazione, nella sanità e nel lavoro pastorale, rafforzato dal vostro carisma per il bene della diocesi, di fronte alle molteplici sfide che oggi affrontate”. Egli ha tenuto a sottolineare come, fin dal momento del suo insediamento, ha potuto godere della collaborazione degli ordini religiosi, tanto che la loro presenza rappresenta per lui uno “stato euforico di nirvana” e un “modello di benessere spirituale e temporale” per i fedeli. “Voi siete figli di Dio! Profusi di amore, dotati di grazia, testimoni di misericordia e traboccanti di speranza!”, li ha definiti.

Mons. Arshad ha ricordato che i religiosi del Pakistan sono stati consacrati per proclamare la Buona Novella di nostro Signore Gesù Cristo “in un territorio tormentato dalle minacce del terrorismo e dell’estremismo [come gli attentati contro due chiese cristiane di Lahore a marzo - ndr], da un governo debole, dall’iniqua distribuzione delle risorse, da un sistema giudiziario lento, corrotto e costoso. Leggi discriminatorie contro le donne e le minoranze sono macigni troppo pesanti sulla strada per la pace e la coesistenza serena nella società di questi membri svantaggiati”.

Il prelato ha continuato sottolineando la condizione di povertà in cui vive la maggioranza della comunità cristiana. Un numero elevato di fedeli possiede infatti un basso livello di alfabetizzazione: questo li costringe a svolgere lavori miseri, che non consentono l’accesso all’educazione per i propri figli o a migliori opportunità di lavoro per se stessi che permettano loro di emergere dalla situazione di arretratezza. Quel che è peggio - secondo il presule - è che spesso questa vita di stenti li porta ad abbandonarsi all’alcolismo e alle sostanze stupefacenti, “aggiungendo miseria alle famiglie e ai figli”.

Mons. Arshad ha voluto mettere in guardia dalla proliferazione delle chiese [protestanti] “che crescono come funghi” e dalla moltiplicazione senza sosta di “pastori che si auto-proclamano tali, vescovi che si fanno da soli e ministri sponsorizzati dall’estero che creano irreparabili divisioni tra i cristiani”. “Le persone di fede superficiale sono sedotti con facilità dal loro fascino di guarigione”, avverte, sostenendo che tali guide auto-proclamate stanno portando alla deriva i giovani pigri, senza lavoro e non qualificati.

Il vescovo si domanda quale sia il ruolo della Chiesa cattolica in questo scenario, se esista la necessità di rivedere i metodi con cui i consacrati operano. “Noi dobbiamo riflettere e agire prima che sia troppo tardi”, è la risposta. “Forse interpretando i segni del tempo, dobbiamo cambiare la nostra formazione, rivisitare il nostro stile di vita personale, rinnovare il nostro impegno ed esaminare il modo in cui ci rapportiamo con i fedeli”.

Ma questo cambiamento, sostiene il vescovo, ha bisogno di pazienza e benevolenza. “Verrà giorno infatti - conclude, citando la Seconda lettera a Timoteo - in cui non si sopporterà più la sana dottrina ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole. Tu però vigila attentamente, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero”.

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