08/09/2008, 00.00
SRI LANKA
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Vescovo di Mannar: “94mila famiglie sfollate, colpa di governo e ribelli”

di Melani Manel Perera
Dura accusa di mons. Rayappu contro le due fazioni in guerra, che hanno privato la gente persino di casa e lavoro. La difficile situazione dei pescatori, cui è persino impedito di uscire in mare la notte .

Colombo (AsiaNews) – “Circa 94mila famiglia sono sfollate e vivono tra continui stenti per la guerra in atto a Vanni. Nonostante le assicurazioni del governo, la gente manca di quanto più necessario. Persino alla Chiesa non è consentito di rispondere alle richieste di aiuto”. “E’ urgente trovare una soluzione che assicuri alla popolazione una vita dignitosa”. Duro monito di mons. Rayappu Joseph, vescovo di Mannar, durante l’incontro con gruppi che assistono la martoriata gente della diocesi. Mons. Rayappu ritiene “responsabili per l’attuale situazione sia i governi che si sono succeduti, che i militari, che le Tigri Tamil di liberazione Eelam (Ltte)”.

“Il vescovo, durante il nostro incontro per gli abitanti dell’area di Arippu – nota Herman Kumara, presidente del Movimento nazionale di solidarietà dei pescatori - ha sottolineato che la guerra colpisce anzitutto chi vive di pesca, che non può nemmeno uscire in mare come vuole, ma può farlo solo quanto lo consentono” le navi delle due fazioni.

Kumara spiega ad AsiaNews che ci sono circa 1.250 famiglie sfollate dalla zona di Arippu dal settembre 2007, tra cui 450 famiglie di pescatori, che hanno dovuto abbandonare ogni cosa perché l’esercito ordinò loro di “andare via entro un’ora”. Hanno potuto portare “solo i vestiti che indossano”. “Ora non hanno fonti di reddito, non possono più pescare, coltivare la terra o allevare bestiame. Il governo dà loro ogni mese 11,2 chilogrammi di riso, un chilo di farina, 750 grami di lenticchie e mezzo chilo di zucchero. Anche il gruppo Valvuthayam, controparte della Caritas, dà razioni di cibo secco”.

La gente vive una crescente frustrazione. Ruben Croos, pescatore, racconta ad AsiaNews che ha perso la barca con il motore da 15 cavalli e le reti. Come lui, 450 famiglie non possono far nulla per procurarsi da vivere. Sono sfollati già da un anno e, anche quando potranno tornare a casa, dice che “abbiamo perso ogni cosa e non abbiamo i mezzi di sussistenza. Non ci sono scuole per i nostri bambini, né assistenza sanitaria. Come se non fossimo cittadini del nostro Paese”.

Da parte sua Yogaratnem Coongne, pescatore di Thaliamannar, dice che le loro difficoltà derivano anche dalla “pesca a strascico operata dagli indiani, che nella notte vengono nelle nostre acque costiere, senza che nessuno glielo impedisca, mentre noi non possiamo. Possiamo pescare solo dalle 6 di mattina alle 4 di pomeriggio. La loro pesca a strascico distrugge le risorse marine.”

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