10/03/2015, 00.00
GIAPPONE
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Vescovo di Niigata: I 'cristiani nascosti', stimolo a vivere con pienezza la fede

Dal 14 al 17 marzo la Chiesa nipponica onora i fedeli di Nagasaki, sopravvissuti a due secoli e mezzo di persecuzione mantenendo saldo il credo cattolico pur senza sacerdoti o missionari. Ad AsiaNews mons. Tarcisio Isao Kikuchi spiega: "Stiamo cercando di trasportarli fuori dai libri di storia e renderli testimoni vivi ancora oggi". Le difficoltà dell'evangelizzazione del Sol Levante e la necessità di testimoniare in prima persona i valori evangelici.

Niigata (AsiaNews) - La fede dei "kakure kirishitan", ovvero dei cosiddetti "cristiani nascosti" del Giappone, "deve uscire dai libri di storia. La Chiesa nipponica si sta impegnando per farli divenire dei testimoni vivi, in grado di stimolare i cattolici contemporanei. Ma le difficoltà sono molte: qui è difficile parlare di religione, di qualunque religione, ma proprio per questo dobbiamo impegnarci di più nei confronti di questi nostri predecessori". Lo dice ad AsiaNews mons. Tarcisio Isao Kikuchi, vescovo di Niigata e presidente della Caritas locale, a pochi giorni dall'inizio delle celebrazioni che la Chiesa del Sol Levante dedica ai "cristiani nascosti".

Queste iniziano il 14 marzo e finiscono il 17, giorno in cui si celebreranno i 250 anni dalla loro riemersione. Dopo circa due secoli e mezzo di totale clandestinità, infatti, la comunità cristiana sotterranea del Giappone - i "kakure kirishitan", convertiti nel XVI secolo e rimasti fedeli alla Chiesa nonostante la totale assenza di missionari, sacerdoti, libertà o pratica religiosa - riemersero dall'oscurità dopo l'inaugurazione della chiesa di Oura (nei pressi di Nagasaki) che il governo di Tokyo aveva concesso ai missionari francesi. Mentre pregava all'interno della chiesa, il 17 marzo 1865, il p. Petitjean - missionario del Mep, poi divenuto primo vescovo di Nagasaki - venne raggiunto da un piccolo gruppo di contadini del luogo che gli chiese se "fosse possibile salutare Gesù e santa Maria". Dopo un primo momento di stupore, il sacerdote si fece raccontare la loro storia: una comunità cristiana numerosa e ancora fedele a Roma era presente nel Paese sin dalle persecuzioni del 1500.

Papa Francesco ha parlato diverse volte con molto rispetto di questa testimonianza. Da sacerdote, il futuro pontefice aveva sperato di essere inviato in missione in Giappone ma, per motivi di salute, non è riuscito a partire. Inoltre, da vescovo e cardinale di Buenos Aires ha più volte ricordato "il grande esempio" della comunità cristiana giapponese.

Secondo mons. Kikuchi "quello che è accaduto a Nagasaki ha molta importanza per tutti noi. Ma per essere onesti va detto che i giapponesi, anche i cattolici, ritengono che sia in un certo senso un frutto proprio di quella zona, da tempo considerata 'cristiana'. La maggioranza dei cattolici giapponesi omaggia con amore questi cristiani nascosti, che hanno superato due secoli e mezzo di persecuzione senza lasciare la fede, ma non si sentono legati a loro. Ecco perché stiamo cercando come vescovi di andare oltre la storia".

Il problema non è relativo soltanto ai "kakure kirishitan": "È molto difficile evangelizzare nel Sol Levante. I giapponesi non sono interessati a nessuna religione, ed è difficile parlare con la gente. C'è poi una sorta di critica che viene mossa spesso alla Chiesa, quella di essere troppo interventista. Un esempio efficace viene dal Messaggio della pace 2015 pubblicato dai vescovi: la maggior parte della gente - inclusi i cattolici - ha criticato la decisione di parlare di questioni politiche".

Per questo, un grande aiuto viene dalle opere sociali cattoliche: "Grazie a queste, grazie al volontariato riusciamo a far conoscere i nostri valori in maniera sana. Il terribile terremoto e lo tsunami che hanno colpito il Paese quattro anni fa hanno prodotto tante tragedie, e quello che abbiamo fatto e continuiamo a fare con la Caritas nelle aree colpite ha impressionato molto la gente. È la testimonianza viva e reale che penetra il cuore dei giapponesi".

Proprio alle vittime di questa disgrazia verranno dedicate le preghiere della "24 ore per il Signore", la giornata di preghiera proclamata da papa Francesco nel Messaggio per la Quaresima 2015 e che si svolgerà in tutto il mondo: "Nella mia diocesi abbiamo deciso di improntare la giornata sull'adorazione e sulla confessione. Ma il punto principale è legato al quarto anniversario dello tsunami: pregheremo per la pace delle anime di coloro che sono morti, per il benessere dei sopravvissuti e la riabilitazione delle zone colpite". 

 

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