21/06/2011, 00.00
LIBIA
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Vescovo di Tripoli: le bombe Nato rischiano di fare il gioco di Gheddafi

Bombe Nato sulla residenza di un fedelissimo del rais. Il regime reclama 19 vittime. Mons. Martinelli sottolinea che la popolazione vuole la fine dei bombardamenti e si sta stringendo intorno al proprio leader. Rappresentante dei ribelli in Cina per trovare una via d’uscita dalla guerra e stringere accordi economici con Pechino.
Tripoli (AsiaNews) – “La popolazione libica vuole la fine dei raid aerei. Se la Nato continua a lanciare bombe e fare vittime fra i civili rischia di fare il gioco di Gheddafi, che sta ritornando ad essere un punto di riferimento per la gente che in questo momento sente il bisogno di un leader”. È quanto afferma ad AsiaNews, mons. Giovanni Martinelli, Vicario apostolico di Tripoli. “La Nato pur ammettendo di aver ucciso civili, continua a bombardare – sottolinea – la popolazione è disgustata da questo atteggiamento, che non risolve nulla”. Ieri, nella località di Sorman (70 km a est di Tripoli) i raid hanno distrutto l’abitazione di Khouildi Hamidi, fra i fedelissimi del rais, considerato da fonti locali molto amato dalla gente. Secondo il regime vi sarebbero almeno 19 vittime civili, fra cui 8 bambini. Finora la Nato ha ammesso il bombardamento, specificando la natura militare e strategica dell’obiettivo e nega di aver fatto vittime.

Mons. Martinelli spiega che questi fatti allontanano la possibilità di un accordo diplomatico prima di settembre, termine fissato dalla Nato per la fine delle operazioni militari. Il prelato dice che “se i leader di entrambe le parti non ricorrono alla via diplomatica il futuro della Libia si fa sempre di più incerto”.

Una fonte di AsiaNews, anonima per motivi di sicurezza, avverte sul rischio di un’escalation di violenza fra le varie fazioni in cui è diviso il popolo libico. “Bisogna fare di tutto per portare questo popolo alle elezioni – afferma la fonte – altrimenti si rischia una guerra ancora più sanguinosa fra tribù che potrebbe provocare un vero genocidio”.

Intanto, i ribelli di Bengasi si uniscono al dolore delle famiglie delle vittime uccise dal raid Nato dello scorso 19 giugno. Tuttavia ritengono il rais l’unico responsabile di questa situazione di guerra iniziata per difendere e liberare il popolo libico dal regime. Oggi, Mahmud Jibril, incaricato per i rapporti con l’estero del Consiglio nazionale di transizione dell'opposizione libica, è giunto a Pechino per stringere accordi di collaborazione economica con le autorità cinesi e intavolare un eventuale negoziato con Tripoli. All’inizio del mese anche Abdelati al – Obeidi, ministro degli Esteri libico si è recato in Cina per discutere la possibilità di un cessate il fuoco. (S.C.)
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