28/09/2010, 00.00
MONGOLIA
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Vescovo indiano: La giovane Chiesa mongola cresce coi semi piantati dai missionari

di Nirmala Carvalho
L’arcivescovo di Guhawati racconta ad AsiaNews il proprio viaggio in Mongolia. Per incontrare e conoscere una piccola Chiesa nata da poco ma con grandi possibilità.

New Delhi (AsiaNews) – “Il sangue dei martiri ha piantato semi profondi nell’Asia orientale. Come aiutarli a crescere?” Mons. Thomas Menamparampil, arcivescovo di Guwahati, racconta in esclusiva ad AsiaNews la sua visita la Mongolia dal 24 al 30 agosto: una Chiesa piccola, ma in crescita in un Paese con enormi potenzialità e l'aiuto di missionari e missionarie indiane.

Eccellenza,cosa l’ha portata nel gran Paese di Genghis Khan, la Mongolia?

Nel corso della Conferenza della Federazione dei Vescovi dell’Asia (Fabc) nel 2009 a Manila, il vescovo Wenceslao Padilla della Congregazione del Cuore Immacolato di Maria, prefetto apostolico di Ulaan Baatar, mi ha chiesto di tenere qualche discorso ai suoi missionari e ai fedeli, raccontando la mia esperienza. Ho pensato che per me era un’opportunità per visitare una terra leggendaria che per secoli ha controllato il destino di molte nazioni, dalla costa del Pacifico alla Polonia. Inoltre tempo prima, quando ero presso l’Ufficio Evangelizzazione del Fabc, tentavamo di vedere come aiutare la Mongolia. All’epoca nel Paese non c’era una comunità cristiana. Quando Papa Giovanni Paolo II ha aperto una ‘missio sui iuris’ a Ulaan Baatar nel 1992, mi è sembrata la realizzazione di un sogno.

Da cosa deriva questo suo essere affascinato dalla Mongolia?

Nell’India nordorientale molte comunità fanno parte delle grande famiglia mongola. Anche se molti sono migrati in India da generazioni, sono attenti alle origini della terra madre mongola. Ho sempre pensato che l’autoconsapevolezza di un indiano non sia completa se non torna indietro alla cultura ariana-dravidica e se non riconosce la forte componente mongola della nostra società e il suo contributo alla civilizzazione.

Oltre agli elementi mongoli visibili con chiarezza tra le tribù del nordest e tra le comunità sub-himalayane, senza dubbio il sangue mongolo scorre nelle vene di diversi gruppi etnici dell’India orientale. Molto loro idee ne derivano. Buddha e Asoka e diverse altre grandi figure dell’iniziale storia dell’India hanno basi mongole. La proposta religiosa che loro hanno fatto (il buddismo) ha trovato ampia accoglienza tra il popolo mongolo.

Ma io, come missionario, ho un interesse non solo antropologico e culturale. Mi chiedo quale sia il progetto di Dio per la grande famiglia mongola. I semi sono stati piantati profondi in molte zone dell’Asia orientale, attraverso il sangue dei primi martiri cristiani. I piccoli semi devono crescere. Come possiamo aiutarli?

Oggi come è la situazione della Chiesa in Mongolia?

In Mongolia i cattolici sono pochi, ancora meno di un migliaio. Ma è un buon inizio se pensiamo che mons. Padilla nel 1992 ha iniziato la sua opera da zero. I sacerdoti e le suore missionarie sono ora più di 70. Sono entusiasti e pieni di zelo e stanno aprendo nuove missioni anche in zone remote, anche ai limiti del deserto di Gobi. La gran parte del Paese è fatto di colline ondulate coperte d’erba, dove pascolano cavalli, cammelli e pecore. La temperatura scende a oltre 50 gradi sotto zero. E’ una vera sfida per i missionari, specie per chi viene da Paesi caldi. La popolazione è seguace del buddismo tibetano ed è di natura moderata. Comunque i missionari sono cauti nel fare proselitismo. Il governo, quale retaggio della cultura sovietica, non incoraggia le iniziative private, anche se non sono del tutto vietate. La Chiesa conduce poche istituzioni di istruzione e sanitarie. Tra queste c’è quella di Madre Teresa.

La popolazione e le autorità, come considerano i cristiani?

Uscita dall’epoca sovietica, la Mongolia è contenta di aprire relazioni con altre Nazioni e ascoltare idée nuove. La gente ci rispetta ed è desiderosa di avere contatti. Soprattutto i giovani hanno tante domande. Una domanda che la maggior parte delle società asiatiche si pongono, è proprio come rimanere attaccati alla propria identità culturale e alla propria civiltà e, insieme, essere aperti alle nuove idee e opportunità. Chi risponderà a questa domanda fondamentale darà un contributo essenziale al futuro del Continente.

Come vede il futuro del Paese?

La Mongolia ha una popolazione di appena 2,5 milioni di abitanti. Ma il territorio è enorme. Con la scoperta di giacimenti di petrolio, il futuro economico appare prospero, se i governanti adotteranno politiche intelligenti. Il Paese deve negoziare la sua posizione nel mondo, tra due giganti: Cina e Russia.

Già in precedenza ho detto che la Mongolia ha un’importanza strategica per il futuro dell’Asia. Genghis Khan rimane il loro eroe nazionale. L’aeroporto di Ulaan Baatar gli è dedicato. A parte la sua durezza durante le conquiste, che era conforme  a quanto spesso si faceva all’epoca verso i popoli conquistati, Genghis seppe guardare lontano. Egli incoraggiò il commercio, rese sicuri i viaggi, fu imparziale verso i diversi gruppi religiosi, rispettoso delle donne. Si dice che abbia avuto una cristiana tra le sue mogli. Il mondo sarebbe stato molto diverso se questa donna fosse riuscita a fare quello che Clotilda fece per Clodoveo [re dei Franchi-ndr]. Ma quello che continua a essere importante è che ‘il cuore deve parlare al cuore’.

Cosa l’ha colpita di più nel viaggio?

In Mongolia tra le Missionarie della Carità c’era una giovane suora di un villaggio dove ho portato la fede 32 anni fa. Ella è di Borduria nel distretto Tirap, Stato indiano dell’Arunachal Pradesh. Non sono sicuro se l’ho battezzata proprio io. L’intera diocesi di Miao si è costituita dopo la decisione di un leader locale di scegliere Cristo, nel 1978. Ora quella giovane Chiesa manda missionari in altri Paesi, come la Mongolia. Madre Teresa è stata presente di persona a Borduria, quando abbiamo consacrato la prima chiesa della zona, preferì partecipare a quell’evento invece che alla Giornata Mondiale della Gioventù a Denver, dove era stata invitata da Papa Giovanni Paolo II di persona. La santa donna di Calcutta sapeva dove piantare il seme.

Simili eventi possono accadere ancora?

Non ci sono limiti alle possibilità, quando sei certo che il massaggio che porti offre qualcosa di valido. Questo produce conseguenze, anche se occorre tempo. La Buona Novella fa questo lavoro, secondo i ritmi della natura umana e i corsi della storia.

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