19/02/2013, 00.00
RUSSIA
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Vescovo ortodosso di Chelyabinsk: La pioggia di meteoriti, un segno di Dio per la nostra fragilità

Il metropolita Feofan commenta la caduta del corpo celeste, che per poco non ha causato una strage: "Ringraziamo Dio che ci ha salvati da conseguenze molto più disastrose". Ferite quasi 1500 persone, ma nessuna vittima.

Mosca (AsiaNews/Agenzie) - La pioggia di meteoriti caduta sugli Urali in Russia, e che ha fatto quasi 1500 feriti lo scorso 15 febbraio, è un segno che deve ricordare al genere umano la fragilità del mondo. L'ammonimento arriva dal metropolita Feofan di Zlatoust e Chelyabinsk, la città più colpita dal raro fenomeno e dove migliaia di edifici sono stati danneggiati a causa dell'onda d'urto provocata dall'impatto del corpo celeste a terra. 

"La Bibbia dice che Dio ci manda dei segni e degli avvertimenti attraverso le calamità naturali - ha dichiarato Feofan, secondo quanto riportato dal suo ufficio stampa - la pioggia di meteoriti è servita per ricordare agli abitanti degli Urai e a tutti gli esseri umani che viviamo in un mondo fragile e imprevedibile". "Dobbiamo essere felici che Dio ci ha salvati da conseguenze molto più disastrose e dobbiamo ringraziarlo per questo favore", ha poi aggiunto riferendosi al fatto che se il bolide piovuto dal cielo non si fosse schiantato in un lago ghiacciato ma in un centro abitato, le perdite in termini di vite umane sarebbero state molto più gravi.

Il metropolita, infine, invita a "non cadere nel panico e a non scoraggiarsi". "Nessun disastro naturale e persino la morte - ha detto - possono separarci da Dio. L'unico vero male nel mondo è il peccato". A suo dire, il pericolo quasi scampato deve portarci a "guardare nei nostri cuori e a riconsiderare le nostre vite, a penare a quanto spesso preghiamo, quando è stata l'ultima volta che ci siamo recati in chiesa e come sono le nostre vite se viste attraverso il prisma della Bibbia".

Intanto l'Accademia delle Scienze russa hanno annunciato la scoperta di 53 frammenti lasciati dal meteorite, di cui il più grande misura appena un centimetro. Tutti sono stati rinvenuti vicino al lago Chebarkul, nelle cui acquee - secondo gli scienziati - si troverebbe ancora il nucleo del corpo celeste, delle dimensioni almeno di 50 cm. Dopo le prime ricerche si erano perse le speranze di trovare pezzi analizzabili, data la potenza dell'impatto con l'acqua che secondo gli esperti è stata 30 volte superiore all'energia generata dalla bomba atomica, lanciata su Hiroshima durante la Seconda Guerra Mondiale. (N.A.)

 

 

 

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