06/05/2016, 12.36
SIRIA
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Vescovo siriano: l’attacco al campo profughi di Idlib è anomalo. Ad Aleppo “violenza cieca”

Mons. Abou Khazen invita alla cautela sull’attacco al centro per rifugiati al confine turco, in cui sono morte 28 persone. Ad Aleppo la gente “vive nel terrore”, in molti “hanno ripreso a scappare”. La tregua “infranta migliaia di volte”, si profila una “catastrofe umanitaria”. Caritas Siria lancia una campagna di raccolta sangue per i feriti di Aleppo. Stasera a Damasco si prega per la pace. 

Damasco (AsiaNews) - Il raid aereo contro il campo profughi di ieri nella provincia di Idlib, nei pressi del confine turco, presenta una serie di “anomalie”. In primis è “strano” che l’esercito siriano o i caccia russi “colpiscano un campo profughi”, soprattutto se questo si trova “nei pressi della frontiera con la Turchia”. Ecco perché è essenziale usare cautela e “non montare notizie” quando il quadro non è chiaro. È quanto afferma ad AsiaNews il vicario apostolico di Aleppo dei Latini, mons. Georges Abou Khazen, commentando il raid aereo di ieri pomeriggio contro il centro per sfollati interni in cui sono morte 28 persone, fra cui donne e bambini, e ferite altre 50. Nell’attacco è stato colpito il capo di Kamouna, a 4 km dalla città di Sarmada e a 10 dal confine con la Turchia. 

Funzionari delle Nazioni Unite hanno chiesto l’apertura di un’inchiesta sul raid aereo in una zona controllata dai ribelli, che alcuni fonti attribuiscono all’esercito siriano o all’aviazione russa.

Tuttavia, non vi sono elementi certi che possano chiarire le responsabilità dell’attacco a colpi di missile, che ha centrato - incendiandone una dozzina - tende e ricoveri in cui erano alloggiati siriani in fuga da altre aree di guerra. 

Stephen O’Brien, alto funzionario Onu per le questioni umanitarie, parla di “atti terribili” che non “saranno dimenticati” e i loro autori saranno “consegnati alla giustizia e processati” per questi crimini contro profughi inermi. 

Intanto ad Aleppo è una continua alternanza di momenti di quiete e violenze, dopo l’annuncio della tregua parziale fra governo e ribelli, raggiunto nella notte del 5 maggio scorso in seguito alle pressioni diplomatiche di Russia e Stati Uniti. Gli scontri fra i due fronti, con il coinvolgimento di gruppi jihadisti ed estremisti islamici, ha causato in due settimane oltre 300 morti e acuito una crisi umanitaria già gravissima. Il timore è che l’escalation del conflitto nella metropoli del nord e nella provincia possa avere effetti “catastrofici” , come dicono fonti Onu, e generare un esodo di massa di oltre 400mila persone in direzione del confine turco. 

Mons. Abou Khazen è rientrato nei giorni scorsi ad Aleppo dopo aver tenuto una serie di incontri e conferenze in Italia. “In queste ore - racconta - ho fatto un giro per le strade, ho visto le case bombardate, ho visitato i feriti in ospedale. È una situazione che fa molta pena, la gente vive nella paura e in molti hanno ripreso a scappare, stanno lasciando la città in cerca di riparo. Speriamo che la tregua tenga e vada avanti”. 

Di recente Aleppo è diventata l’epicentro del conflitto siriano. In un messaggio inviato ad AsiaNews p. Ibrahim Alsabagh, guardiano e parroco della parrocchia latina di Aleppo, parla di “tregua infranta migliaia di volte” e di “decine di missili caduti su di noi. La lira siriana continua a crollare e il rischio di catastrofe umanitaria si fa sempre più concreto. In 10 giorni nella zona ovest della città [sotto il controllo dell’esercito governativo, ndr] sono state danneggiate o distrutte più di 600 case”. 

“Non ci aspettavamo tutta questa ferocia - riprende il vescovo - una ferocia che non ha risparmiato niente. Non è rimasto un solo quartiere sicuro e, in questi ultimi tempi, sono state usate armi mai viste prima, di una intensità e una forza terribile. Una violenza cieca, che ha investito anche cinque ospedali”. 

Questa mattina la situazione è di “relativa calma”, conclude il vescovo, che conferma la messa e la giornata di preghiera per la pace ad Aleppo e in Siria in programma domenica 8 maggio. “Ci saranno cristiani di tutte le confessioni, uniti dall’ecumenismo di sangue. E non è escluso che possano partecipare anche cittadini di fede musulmana, come avvenuto in passato”. 

Intanto a Damasco Caritas Siria ha lanciato una campagna di donazione del sangue, da destinare ai feriti di Aleppo. All’insegna dello slogan “Viva Aleppo, Aleppo sta sanguinando”, gli attivisti cristiani invitano i cittadini a unirsi e donare. Fonti della nunziatura interpellate da AsiaNews confermano la “preoccupazione” per la situazione nel nord del Paese. Per questo stasera alle 8 è in programma una veglia di preghiera per la pace ad Aleppo e in tutta la Siria. “Anche ieri il papa Francesco ha pregato per le nazioni che soffrono - riferisce la fonte ecclesiastica - per questo il nostro compito è accogliere questo appello e rilanciare la preghiera, stando vicini a quelli che soffrono e rimanendo sempre un sostegno per tutti”.(DS) 

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