27/02/2016, 08.49
CINA
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Veterani e invalidi di guerra “invadono” Pechino: Vogliamo giustizia

Un folto gruppo di ex membri dell’Esercito di liberazione popolare si unisce alla carica di cittadini comuni in marcia verso la capitale per presentare petizioni al governo. Nonostante la retorica del Partito, dice un ex ufficiale, “a loro piace dimenticarsi di noi quando diveniamo disabili o andiamo in pensione”. La polizia della capitale picchia i dimostranti.

Pechino (AsiaNews) – Un imponente gruppo di veterani e disabili di guerra, tutti ex membri dell’Esercito di liberazione popolare cinese, si è unito alla carica di cittadini comuni pronti a “invadere” Pechino in occasione della prossima Assemblea nazionale del Popolo. In occasione della riunione del “Parlamento” cinese, infatti, è consuetudine presentare al governo petizioni e dimostranze sul comportamento dei governi e dei funzionari locali. Sempre più spesso, però, le autorità rispondono a queste richieste con arresti e violenze.

I veterani pronti a protestare con il governo spiegano a Radio Free Asia: “Nonostante il governo faccia del settore militare un grande spettacolo e voglia mostrarne l’efficacia, sempre più spesso si dimentica dei suoi soldati se diventano disabili in servizio o vanno in pensione”. La scorsa settimana un gruppo di soldati e funzionari ha inscenato una protesta fuori dalla Commissione militare centrale a Pechino, per “ricordare loro cosa devono ai pensionati”.

Cui Liyi, soldato dell’Hubei, spiega: “Chiediamo che mettano in pagamento le nostre pensioni. Dovrebbero pagarcele, ma continuano a rinviare e trascinare i piedi, e i soldi non arrivano. I soldati hanno dato tantissimo alla nostra nazione, ma ora che invecchiano si vedono ripagati con poco denaro e nessuna protezione. Vogliamo una risposta, in modo da poterci godere questi ultimi anni”.

Alle richieste dei veterani, il governo ha risposto con la violenza. “Siamo in una stazione di polizia – dice un disabile di nome Yao – e il nostro capo battaglione è stato picchiato”. Un altro, Xu, conferma le violenze: “Siamo venuti a Pechino per parlare dei nostri problemi, e hanno risposto usando la violenza. In caserma ci sono 100 persone, e il nostro capo è stato buttato in strada”.

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