28/09/2015, 00.00
ISRAELE
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Vicario di Gerusalemme: Riaprono le scuole cattoliche, riconosciuto il loro valore

Soddisfazione nella comunità cristiana per l’accordo raggiunto col ministero dell’Istruzione. Sbloccati i fondi necessari per l’inizio delle lezioni. I nodi irrisolti verranno discussi da una commissione mista. Mons. Marcuzzo: "Un risultato frutto dell’unità e della solidarietà di tutta la società israeliana; riconosciuto il ruolo di ponte dei cristiani e delle nostre scuole".

Gerusalemme (AsiaNews) - “Siamo soddisfatti: oggi le scuole cristiane sono aperte ed è cominciato in via ufficiale l’anno scolastico. In teoria abbiamo perso 28 giorni, in realtà con le vacanze e le festività ebraiche, cristiane e musulmane i giorni sono solo 15 e abbiamo tutto il tempo per recuperarli”. Con queste parole mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale di Gerusalemme, commenta ad AsiaNews la firma dell’intesa fra rappresentanti delle Scuole cristiane e ministero israeliano dell’Istruzione. Un accordo “arrivato fra le 10 di sabato sera e la mezzanotte di domenica”, che sblocca la situazione, chiude la protesta dei cattolici di Terra Santa e riapre le porte delle classi a decine di migliaia di giovani e insegnanti. “Con un po’ di pazienza e rimanendo fedeli alla nostra linea - aggiunge il presule - abbiamo ottenuto il minimo necessario per cominciare”. 

Dopo quattro settimane si conclude la protesta lanciata dalle scuole cattoliche di Israele contro il taglio dei fondi e la statalizzazione degli istituti deciso da un governo che, a lungo, ha mostrato poca “sensibilità” verso gli istituti cristiani e i loro studenti. Professori e alunni hanno denunciato una doppia discriminazione: il governo ha ridotto le sovvenzioni fino a coprire solo il 29% delle spese; allo stesso tempo, ha posto un limite alle rette che le scuole possono ricevere dalle famiglie. La battaglia di genitori e alunni è sostenuta dalla Chiesa di Terra Santa e dai vescovi europei

La discriminazione è un dato di fatto evidente, se si paragona a quanto avviene con le scuole ebraiche ultra-ortodosse, sovvenzionate in toto dal governo e che non subiscono ispezioni dal ministero dell’Educazione, sebbene esse non siano in regola col curriculum degli studi. Il tema delle scuole è stato uno dei punti del recente incontro fra papa Francesco e il presidente Reuven Rivlin. 

In base all’accordo raggiunto nel fine settimana il governo israeliano si impegna a versare una prima rata di 50 milioni di shekels per l’anno accademico 2015-2016 (12 milioni di euro, a fronte di un budget per le scuole in Israele di 50 miliardi di euro), ed è stato annullato il taglio al budget in vigore dal 2013. Agli studenti viene riconosciuto il diritto al tempo pieno e gli insegnanti verranno pagati per i corsi di aggiornamento, la malattia e i permessi speciali. I due fronti hanno poi concordato sulla nascita di una Commissione che sarà chiamata a dirimere le future controversie, formata da rappresentanti cattolici, del ministero dell’Istruzione e delle Finanze. La presidenza dovrebbe andare all’arabo cristiano Salim Joubran, giudice della Corte suprema, figura autorevole e imparziale. 

Commentando ad AsiaNews la riapertura delle scuole, il vicario patriarcale di Gerusalemme sottolinea che “tutto questo è stato possibile grazie all’unità, alla collaborazione e alla solidarietà che si è venuta a creare a tutti i livelli. Famiglie, sindaci, sindacati, società civile, arabi ed ebrei, cristiani e musulmani, tutti si sono adoperati per questo obiettivo. Questo - aggiunge - è l’elemento di maggiore soddisfazione, perché conferma il ruolo di ponte dei cristiani nella società, perché è fonte di unità e vicinanza”. 

Fra gli studenti che hanno vissuto oggi il primo giorno di scuola vi è un clima di “felicità e soddisfazione”, così come “nella stragrande maggioranza delle famiglie, anche se qualcuno avrebbe voluto qualcosa di più. Per quest’anno i fondi sono stati stanziati, ora restano i punti aperti per il futuro e sarà il comitato che dovrà dirimere le controversie. In particolare, resta aperta la questione inerente “lo statuto delle scuole cristiane di Israele, finora all’interno di una categoria generale, riconosciuti ma non pubblici”.

Da tempo si cerca di raggiungere un’intesa sullo statuto, che stava per essere firmato negli anni ’90 col governo Rabin, poi il clima (e gli esecutivi) è cambiato. “Ora il punto centrale - conferma mons. Marcuzzo - è lo statuto delle scuole, per raggiungere una vera parità con gli altri istituti, più importante ancora dell’aspetto economico”. Ma la più grande conquista di queste settimane, conclude il prelato, che abbiamo ottenuto attraverso gli scioperi, le manifestazioni e il volantinaggio “è stata il riconoscimento della presenza delle scuole cristiane in Israele. Soprattutto fra gli stessi ebrei. E la grande attestazione di solidarietà e vicinanza che abbiamo ricevuto. Una conquista morale, interreligiosa e sociale, che dà alla Chiesa in Israele una sua presenza e un ruolo specifico”.(DS)

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