21/05/2015, 00.00
INDIA
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Vicario di Mumbai: Aruna ci insegna che ogni vita è degna di valore

di Nirmala Carvalho
Per mons. Agnelo Gracias la donna che ha passato 42 anni della sua vita in coma non è il volto dell’eutanasia. Le infermiere dell’ospedale che si sono occupate di lei sono delle “vere eroine”. La moglie di un pronipote: “Per lei non volevamo staccare la spina”.

Mumbai (AsiaNews) – Per oltre 40 anni Aruna Shanbaug non è stata un simbolo dell’eutanasia, ma “di coraggio e determinazione nella vita. Ci si può interrogare sulla qualità della sua vita, dal momento che non poteva fare quasi nulla, ma ogni esistenza è degna di valore”. Lo afferma ad AsiaNews mons. Agnelo Gracias, vicario generale dell’arcidiocesi di Mumbai.

Si sono svolti ieri a Mumbai i riti funebri di Aruna Shanbaug, l’infermiera rimasta in stato vegetativo per 42 anni in seguito a una violenza sessuale. A organizzare la cerimonia di cremazione è stato il personale medico dell’ospedale King Edward Memorial (Kem), dove lavorava al momento dell’aggressione e dove è rimasta ricoverata dal 1973.

Due pronipoti si sono presentati a Mumbai per rivendicare la responsabilità per i riti finali. Dopo un’iniziale discussione, le infermiere che l’hanno accudita in tutti questi anni hanno deciso di eseguire i rituali insieme. “Ci siamo sempre prese cura di lei – ha raccontato una di loro – e vogliamo poterlo fare fino alla fine”.

Dal giorno dell’aggressione, infatti, la sua famiglia non si è più occupata di lei. Shyamala, 80 anni, l’ultima sorella di Aruna ancora in vita, ha commentato così al Times of India: “Non avevamo motivo di sostenerla o di pagare le sue spese mediche. Come me anche mia sorella Shanta, che viveva a Mumbai, ha abbandonato Aruna per colpa di problemi economici”.

Vidya, moglie di Vinayak (uno dei due pronipoti), racconta: “Ci siamo sposati nel 1992 e conoscevo la sua storia da quello che avevo letto. In famiglia si parlava poco di lei, ma in realtà non eravamo in contatto neanche con altri parenti. Abbiamo seguito con attenzione il dibattito sull’eutanasia, ma eravamo contrari. Per lei volevamo una morte naturale, e siamo felici che ora sia stata liberata dal suo dolore”.

Secondo mons. Gracias “le vere eroine in questa storia sono le infermiere del Kem, che sotto la guida dei medici si sono prese cura di lei con tenerezza per tutti questi anni. Ogni nuovo gruppo di infermiere veniva portato nella sua stanza e Aruna veniva presentata come loro ‘sorella’. Tale è stata la cura che hanno avuto verso di lei che, in tutti questi anni, seppur costretta a letto non ha mai sviluppato una sola piaga da decubito”.

Nel 2011 mons. Agnelo Gracias ha consegnato un premio pro-vita allo staff infermieristico del Kem, proprio per la dedizione con cui si è occupato di Aruna Shanbaug negli anni. Nell’ottobre 2014 la Chiesa di Mumbai ha organizzato un seminario sul tema “Proteggere, preservare e promuovere il dono della vita umana. Le sfide emergenti”, al quale il prelato ha parlato proprio dell’eutanasia.

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