28/12/2015, 00.00
VIETNAM
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Vietnam, le autorità vietano il Natale a migliaia di fedeli di Kontum

di Quang Ha
Almeno 5mila fedeli della parrocchia di Đăk Lâk e altri 3mila nella parrocchia di Xê- Đăng non hanno potuto assistere alle funzioni del 25 mattina. I fedeli accusano: “gravi violazioni” ai diritti umani e alla libertà religiosa. Nel mirino sacerdoti “sgraditi” ai vertici comunisti della zona. L’area è abitata in prevalenza da tribali e montagnard.

Hanoi (AsiaNews) - Natale negato in Vietnam, nella provincia di Kontum (Altipiani centrali), dove le autorità hanno impedito la celebrazione della messa del 25 dicembre in almeno due parrocchie della diocesi, lasciando attoniti migliaia di fedeli in attesa. La prima parrocchia coinvolta è quella di Đăk Lâk, nel comune di Đăk Môn, distretto di Đăk Glei, dove erano presenti circa 5mila persone; la seconda è quella di Xê- Đăng, nel villaggio di Kon Pia, comune di Đăk Hà, distretto di Tumơrôn, in cui si erano radunati oltre 3mila persone. Si tratta in maggioranza di montagnard e di tribali (Kinh, Sê-đăng, Hơ-lăng e Jeh) stanziate da tempo nella zona. 

P. Dominique Trần Văn Vũ, vicario parrocchiale a Đăk Jâk, conferma che “le autorità di Kontum hanno impedito ai sacerdoti di celebrare la messa di Natale” in queste aree “remote e montagnose”. Egli parla di attacco alla libertà religiosa, con le autorità di governo che hanno bloccato i riti perché celebrati da due sacerdoti a loro “sgraditi” che non avrebbero ricevuto la “preventiva approvazione”. “Per il governo - aggiunge - non abbiamo uno ‘statuto giuridico’ nella società, non possiamo celebrare e abbiamo dovuto demandare tutte le nostre funzioni al vescovo”. 

Dietro al Natale negato a Kontum vi sarebbe infatti il divieto di celebrare imposto a due sacerdoti. Nei giorni scorsi il Comitato popolare locale (emanazione del partito comunista) ha inviato una lettera al vescovo, in cui si annunciava il blocco alle funzioni in programma nelle aree abitate da minoranze etniche. Le autorità hanno anche rinnovato l’invito al vescovo di “registrarsi” e “inviare una richiesta scritta” per poter procedere in futuro con le messe, oltre che inviare “altri sacerdoti” che prendano il posto di quelli “sgraditi”. 

Interpellata da AsiaNews la signora Theresa Hoa, fedele di Đăk Lâ, conferma che “le autorità hanno impedito ai sacerdoti di celebrare la messa” e che i funzionari governativi “hanno così violato la Costituzione e le leggi del Vietnam” che, in linea teorica, garantiscono la libertà religiosa. Un parere condiviso dagli altri parrocchiani, secondo cui sono in atto “gravi violazioni ai diritti umani”. 

La diocesi di Kontum include le provincie di Kontum e di Gialai, nella parte centrale dell’altopiano del Vietnam, per un’area di circa 23mila km quadrati. Su circa 2 milioni di abitanti, i cattolici sono quasi 300mila, il 16%. La popolazione è composta da più etnie, la più popolosa è quella kinh. L’estrema povertà e la lebbra sono piaghe ancora aperte nella società. La diocesi può contare su 70 sacerdoti, 347 tra religiosi e religiose e 1.400 membri dell’Associazione Yao Phu, che fanno catechismo ed evangelizzazione nelle zone montagnose. Da pochi mesi essa è guidata dal neo vescovo mons. Aloisio Nguyễn Hùng Vị. 

I cattolici della diocesi devono affrontare anche gli attacchi alla libertà religiosa, che sono una costante nei confronti delle popolazioni montagnard e si sono inaspriti negli ultimi tempi. Lo scorso ottobre l’ex vescovo Michael Hoàng Đức Oanh ha scritto una lettera aperta alle autorità locali contro la decisione dell’amministrazione provinciale di demolire una chiesa domestica di un piccolo villaggio situato in una zona remota della diocesi. In precedenza un distretto della diocesi è stato oggetto dell’attacco delle autorità comuniste, che hanno minacciato di abbattere 22 cappelle usate per funzioni e preghiere.

Oggi in Vietnam, a fronte di una popolazione di circa 87 milioni di persone, i buddisti sono il 48%; i cattolici poco più del 7%, seguiti dai sincretisti al 5,6%; infine, vi è un 20% circa che si dichiara ateo. Pur essendo una minoranza (sebbene significativa), la comunità cristiana è attiva nei settori dell'educazione, sanità e sociale. Di contro, la libertà religiosa è in costante diminuzione: l'introduzione del Decreto 92 ha imposto restrizioni alla pratica del culto, che è sempre più vincolata ai dettami e alle direttive del governo e del Partito unico comunista.

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