19/07/2006, 00.00
Vietnam
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Vietnam, montagnard cristiano "deve rimanere in carcere" anche dopo morto

La polizia di Ha Nam ha fatto morire in carcere un uomo di 62 anni di etnia degar ed ha negato alla moglie il cadavere per la sepoltura con rito cristiano perché il corpo "deve rimanere in galera fino alla fine della sua condanna".

Habong (AsiaNews) – La polizia vietnamita ha arrestato, torturato e provocato la morte in carcere di un montagnard cristiano ed ha negato alla vedova la possibilità di seppellirlo con rito cristiano perchè "deve rimanere in prigione fino al termine della sua condanna". Lo denuncia la Fondazione montagnard, che opera da anni per la libertà religiosa dei montagnard e ne segue costantemente la situazione.

Siu Lul, 62 anni proveniente dal villaggio di Ploi Kueng, è stato incarcerato nella prigione di Ha Nam nel 2004: durante la detenzione gli sono stati negati cibo ed acqua per lunghi periodi ed è stato torturato fino alla morte, avvenuta il 24 aprile 2006.

Il giorno della sua morte, la vedova è stata convocata dalla polizia che le ha chiesto del denaro per rilasciare il cadavere: data la mancanza di fondi, Siu Lul è stato seppellito in prigione. Nel maggio 2006 la donna è tornata con i soldi richiesti, ma la polizia le ha detto che il marito sarebbe rimasto sepolto ad Ha Nam "fino al termine della sua condanna".

Un altro membro della comunità dei montagnard degar, Siu Dolel, del villaggio di Ploi Oi, è finito nello stesso carcere il 22 dicembre 2004. La polizia lo ha torturato con dei manganelli elettrici fino alla morte, avvenuta il 25 giugno 2006: alcuni agenti si sono recati dalla vedova e le hanno chiesto del denaro per poter vedere il corpo prima della sepoltura. La vedova, poverissima, non è stata in grado di pagare la somma richiesta e per questo la polizia le ha confiscato la carta d'identità.

"Questi due casi – denuncia la Fondazione – dimostrano l'odio delle autorità nei confronti dei degar [un'etnia montagnard ndr], da decenni perseguitati dal governo vietnamita. Questo li ha privati delle loro terre, li arresta a causa della loro fede cristiana e, sempre per la stessa causa, non si fa scrupoli a torturarli in carcere".

Secondo i dati dell'organizzazione, sono oltre 350 i degar che si trovano tuttora in prigione: le alternative che vengono loro poste dagli aguzzini sono rinnegare la fede o emigrare in Cambogia.

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