04/08/2015, 00.00
VIETNAM
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Vietnam, record di aborti: la Chiesa in campo per difendere la vita

di Paul N. Hung
Il Paese è il quinto al mondo e il primo nel Sud-est asiatico per interruzioni di gravidanza. Oltre 300mila casi all’anno fra i 15 e i 19 anni. Nelle città proliferano i centri privati e clandestini, con gravi conseguenze per la salute delle giovani. Dalla Chiesa gruppi e movimenti a sostegno della vita. L’esempio della diocesi di Bắc Ninh.

Hanoi (AsiaNews) - Per contrastare il fenomeno crescente di interruzioni di gravidanza, molte delle quali operate in modo clandestino e ai danni di giovani e adolescenti, la Chiesa cattolica vietnamita ha lanciato alcune iniziative di aiuto e sostegno a difesa della vita. In particolare, la Caritas della diocesi di Bắc Ninh, suffraganea dell’arcidiocesi di Hanoi, nel nord del Paese, ha promosso corsi di formazione ai quali hanno aderito almeno 65 fra ragazzi e ragazze. Essi andranno ad aggiungersi ai molti volontari che, già oggi, operano nei sei centri parrocchiali attivati dalla Chiesa per aiutare le donne incinte a portare a termine la gravidanza. 

Del resto i numeri ufficiali sono fonte di allarme. Dal 1989, anno in cui il governo di Hanoi ha legalizzato l’aborto, il numero di casi è cresciuto in modo esponenziale. Oggi il Vietnam è il primo Paese del Sud-est asiatico e il quinto al mondo per interruzioni anticipate e volontarie di gravidanza.

Ogni anno oltre 300mila giovani fra i 15 e i 19 anni ricorrono all’aborto; fra queste, molte sono studentesse di liceo e università (tra il 60 e il 70%). Nella capitale Hanoi il numero è ancora maggiore e molte ragazze decidono di abortire più volte, quasi fosse un metodo contraccettivo. Del resto molte giovani sono soliti praticare il sesso prima del matrimonio e restano incinte già dai tempi della scuola. A queste si aggiungono le vittime di violenze e abusi. 

Un’assistente sociale di Hanoi spiega ad AsiaNews che “spezza il cuore vedere spuntare come funghi per la città centri specializzati in aborto”. A questi centri ricorrono in maggioranza “giovani e ragazzine, che non sono ancora sposate” e che quando restano incinte “pensano solo a come eliminare le conseguenze” del problema. 

Secondo gli psicologi il numero delle interruzioni di gravidanza fra i giovani “cresce sempre più”, spesso accompagnato da sentimenti di “vergogna e paura”. In molti casi le ragazze si rivolgono a centri privati o clandestini, in cui le condizioni igieniche e le tecniche di intervento sono precarie e possono danneggiare la salute della donna. 

In risposta all’emergenza, gruppi pro-vita hanno creato una rete per prevenire i casi di aborto. Fra questi, i più attivi sono i movimenti cattolici e i gruppi diocesani come quello avviato a Bắc Ninh. Per un periodo di almeno tre mesi i partecipanti si riuniscono e pregano, ascoltano la messa, condividono esperienze e i problemi. Al contempo la Caritas diocesana promuove momenti di incontro e sensibilizzazione sul tema.

Un’opera apprezzata anche da molti non cattolici, che si dicono “impressionati” dallo spirito di sacrificio e dalla carità dei volontari della Chiesa, ma che spesso viene ostacolata dalle autorità. ”Sebbene i gruppi debbano affrontare ostacoli e difficoltà da pare delle autorità locali - afferma un cattolico dietro anonimato ad AsiaNews - il movimento a difesa della vita della diocesi di Bắc Ninh è ben accetto e, passo dopo passo, ha saputo conquistare la fiducia della gente”. 

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