07/11/2012, 00.00
VIETNAM
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Vietnamiti cattolici e non in preghiera per diritti civili e libertà religiosa

di Br. Paul
Nelle ultime settimane è aumentata la repressione delle autorità di governo, che arrestano e condannano per “propaganda contro lo Stato”. Almeno 2.500 persone, anche non cattolici, hanno partecipato a una messa speciale nella ex Saigon “per la pace e la giustizia”; un movimento comune a difesa della dignità umana.

Ho Chi Minh City (AsiaNews) - Attivisti e membri della società civile vietnamita, fra i quali una vasta rappresentanza cattolica, lanciano una battaglia per i diritti umani, la libertà di religione e pensiero, contro un governo che continua a reprimere con arresti e carcere il dissenso interno. Di recente la Chiesa di Ho Chi Minh City ha celebrato una messa speciale, in cui si è pregato "per la pace e la giustizia" nel Paese, alla quale hanno partecipato circa 2500 persone fra cattolici e non. Il controllo maniacale sugli intellettuali, le continue invasioni delle "forze di sicurezza" nella vita privata di quanti promuovono attività, iniziative o scritti a favore della democrazia hanno reso sempre più urgente la nascita di un movimento volto ad arginare gli abusi commessi "in nome della legge".

Il governo comunista di Hanoi continua a reprimere con la forza quanti lanciano messaggi, slogan o scritti sul web che auspicano libertà e diritti civili. Anche le autorità locali di province e cittadine abusano "del diritto" di arrestare chiunque e in qualunque momento, a prescindere dalla fondatezza delle accuse e di detenere in carcere cittadini comuni senza processo.

Fra i casi più recenti la vicenda della giovane universitaria Nguyễn Thị Phương Uyên, studentessa alla Facoltà di Industria alimentare di Ho Chi Minh City. La ragazza è rinchiusa in una prigione della provincia di Long An, senza che i genitori abbiano potuto farle visita. Contro di lei la solita, generica accusa di "propaganda contro lo Stato". La sua colpa è quella di aver composto una canzone di protesta contro l'espansionismo di Pechino nel mar Cinese meridionale. A nulla sono falsi, sinora, gli appelli dei compagni di studi, che hanno anche scritto una lettera al presidente vietnamita Trương Tấn Sang, chiedendo il rilascio della giovane.

Tuttavia, gli arresti e le condanne di dissidenti e blogger susseguono senza sosta: il 24 settembre tre internauti sono stati condannati a 26 anni di prigione. Il 30 ottobre un tribunale della ex Saigon ha disposto 10 anni di carcere per due musicisti, Tran Vu Anh Binh e Viet Khang, colpevoli anch'essi di "propaganda contro lo Stato".

Alla scure governativa i cattolici rispondono con messe e preghiere, come hanno fatto i redentoristi di Saigon con una messa speciale celebrata il 28 ottobre scorso "per la pace e la giustizia" nel Paese. Alla funzione hanno partecipato circa 2.500 persone, fra cui molti non cattolici a testimonianza del valore e dell'esempio fornito dalla Chiesa nella lotta per i diritti e una piena dignità dell'essere umano. Nell'omelia p. Mathew ha ricordato che "i vietnamiti desiderano pace, giustizia e libertà" e che preghiere e intenzioni sono rivolte "ai nostri fratelli e sorelle condannati o imprigionati". Il sacerdote auspica una lotta pacifica, combattuta all'insegna della preghiera "per il nostro popolo, per la libertà e la democrazia nella nazione". 

 

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