17/09/2019, 10.51
VIETNAM-CINA
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Vietnamiti contro il governo: Non vogliamo essere un ‘paradiso’ per i criminali cinesi

di Tran Hung

Cittadini protestano perchè le autorità ricorrono troppo spesso a “sanzioni amministrative” anziché il carcere. Critiche anche all’accordo sull’estradizione firmato da Hanoi e Pechino nel 2015. Per molti, in ballo vi è la sovranità nazionale.

Hanoi (AsiaNews) – Multe irrisorie anziché le pene previste dalla legge: il modo in cui le autorità hanno gestito gli ultimi casi di cronaca legati alla droga suscitano le ire dei vietnamiti. Le condanne emesse nei confronti di cittadini cinesi coinvolti nella produzione e nel traffico di stupefacenti sono per molti troppo leggere. Cittadini ed esperti s’interrogano: “Il Vietnam è forse diventato un paradiso per i criminali cinesi?”.

L’ultimo episodio che ha fatto discutere l’opinione pubblica risale allo scorso 11 settembre, quando le autorità hanno fatto irruzione in un laboratorio improvvisato a Bùi Thị Xuân, quartiere della città di Quy Nhơn City (provincia centro-meridionale di Bình Định). Durante l’operazione, la polizia ha rinvenuto grandi quantità di sostanze chimiche (286 barili), oltre 300 sacchi di polveri e circa 20 tonnellate di macchinari ed attrezzature per la produzione di droga. Il laboratorio era gestito da sette cinesi. Quattro di questi hanno ricevuto solo una multa di 95 milioni di dong vietnamiti (3.707 euro) per “soggiorno illegale” in Vietnam. Gli altri tre complici sono stati condannati a pagare un’ammenda di 20 milioni (780 euro) per “ingresso e lavoro illegale”.

La produzione ed il traffico di droga sono in forte ascesa in Vietnam. Già preoccupati per l’impatto sociale del fenomeno, cittadini protestano contro il ricorso delle autorità a “sanzioni amministrative”. L’avvocato H. H. S. sottolinea che il Codice penale vietnamita prevede condanne a molti anni di carcere, o addirittura la morte, per chiunque sia trovato in possesso di quantitativi di droga come quelli rinvenuti a Quy Nhơn City.

Per molti, in ballo vi è la sovranità nazionale. Il sig. Quang dichiara: “Chiunque produca o venda droga sul suolo vietnamita, dovrebbe essere giudicato secondo la Legge del Vietnam. Ma il governo si è fatto trascinare dalla Cina in un accordo sull’estradizione, per cui le autorità sono costrette a consegnare i criminali cinesi a Pechino. Tuttavia, non si sa se questi affronteranno mai un processo in Cina”.

Hanoi e Pechino hanno firmato l’intesa il 7 aprile del 2015, ma l’Assemblea nazionale del popolo cinese ha ratificato l’accordo solo lo scorso 26 agosto, giorno in cui è entrato in vigore. Subito dopo, le autorità vietnamite hanno rispedito in Cina tre persone, colpevoli di aver ucciso un tassista e averne gettato il corpo in un fiume della provincia di Sơn La (Vietnam nord-occidentale). La deportazione del trio ha suscitato l’ira di quanti volevano che la pena venisse scontata nelle carceri vietnamite. Sempre verso la fine di agosto, Hanoi ha estradato 28 cittadini cinesi coinvolti in truffe finanziarie. Nei primi giorni di settembre, quasi 400 persone sono state rimandate in Cina nonostante facessero parte della più grande organizzazione dedita al gioco d’azzardo online ad Hải Phòng City.

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