24/09/2004, 00.00
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Vittime civili nella campagna antiterrorismo sul confine con l'Afghanistan

Per il governa la campagna è "un successo" e promette di risarcire i danni ai civili.

Islamabad (AsiaNews) – Civili innocenti uccisi e migliaia di profughi tribali: sono questi gli amari risultati della campagna condotta dall'esercito pakistano nel Sud Waziristan, nel distretto di Wana (sul confine settentrionale con l'Afghanistan). Lo sostiene, in un rapporto presentato ieri, Wali Khan Afridi, presidente della commissione dall'Alta corte di Peshawar che sta indagando sulle violenze nella regione. "Nei bombardamenti contro 'campi di addestramento dei terroristi' sono morti 52 civili" ha dichiarato Afridi, riferendosi alle incursioni dell'esercito pakistano contro basi di al-Qaeda nella zona.

Secondo la commissione di indagine, le recenti incursioni hanno causato solo vittime civili locali: "Abbiamo una lista dei morti nell'attacco a Dhele Khora Karama, fornitaci dai testimoni: non c'è nessuno straniero" ha affermato Afridi. Il ministro degli Interni Aftab Ahmad Khan Sherpao aveva dichiarato che le operazioni militari di Wana sono dirette contro "elementi stranieri".

Il rapporto di Afridi condanna i bombardamenti nella regione e chiede l'immediato ritiro delle truppe, la creazione di campi per i profughi e risarcimenti per chi ha perduto i propri beni nelle azioni militari. "I bombardamenti hanno distrutto i raccolti, centinaia di tribali hanno dovuto vendere il proprio bestiame e rifugiarsi nelle città del nordovest, nel Punjab e nel Sindh" afferma la commissione. "Si tratta della più grande ondata di profughi nella zona dopo la guerra dell'Afghanistan".

La campagna militare – lanciata dal marzo scorso nell'ambito della "guerra al terrorismo" – si è focalizzata su una regione di 30 km quadrati nel distretto di Wana dove abitano 200 mila persone: a causa delle incursioni 30 mila se ne sono già andate.

La commissione nazionale per i diritti umani ha chiesto al Parlamento di aprire un'indagine sulle operazioni militari di Wana. Tahir Khan, presidente della Commissione, ha affermato che la campagna antiterrorismo "pone il problema del possibile uso di una forza sproporzionata e indiscriminata" e la questione della "sicurezza di persone innocenti".

In una recente intervista il neo primo ministro Shaukat Aziz ha sottolineato che "il Pakistan non sta combattendo il terrorismo per conto degli Stati Uniti, ma per la propria sicurezza. Stiamo lottando contro gente meschina che ci vuole riportare all'età della pietra" ha detto Aziz.

In risposta alle richieste delle organizzazioni umanitarie, il ministro Sherpao ha dichiarato che il governo risarcirà le famiglie dei civili vittime della campagna di Wana. "Stiamo iniziando un processo politico per affrontare la situazione, anche con la collaborazione dell'opposizione" ha aggiunto il ministro. Ma il presidente Musharraf  ha sostenuto che "abbiamo distrutto i santuari dei terroristi in tre vallate nel sud. Dopo questi grandi successi, siamo pronti per altre zone" ha detto Musharraf, lasciando intendere che le operazioni militari continueranno. 

I servizi segreti pakistani e occidentali ritengono che nelle regioni montuose del nord, sul confine afgano, si trovino basi di al-Qaeda. Dopo la cacciata dei talebani dall'Afghanistan, i militanti di Bin Laden venegono istruiti e addestrati nelle vallate settentrionali del Pakistan, abitate da popolazioni tribali. Oltre all'azione militare, il governo pakistano cerca di smantellare le basi anche trattando con i capi tribali, che spesso nascondono e fiancheggiano i terroristi. I partiti islamici hanno sempre condannato le incursioni nel Sud Waziristan. (QF)

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