11/09/2015, 00.00
SIRIA - IRAQ - STATI UNITI
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Washington: lo Stato islamico "produce e usa armi chimiche" in Siria e Iraq

Nel governo statunitense si fa più concreta l’ipotesi che i jihadisti stiano utilizzando gas mostarda e altri agenti chimici rudimentali. Almeno quattro gli attacchi lungo il confine fra i due Paesi in cui è emerso l’uso. Sarebbero gli stessi combattenti a produrre in modo artigianale le armi. Le Nazioni Unite hanno aperto un’inchiesta.

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Le milizie dello Stato islamico (SI) “stanno producendo e utilizzando” armi chimiche rudimentali in Siria e Iraq. A riferirlo sono fonti ufficiali statunitensi alla Bcc, mentre a Washington si fa sempre più concreta l’idea che i jihadisti stiano usando armamenti non convenzionali nelle guerre in atto in Medio oriente. Secondo il governo Usa, infatti, in almeno quattro occasioni lo SI ha esploso bombe al gas mostarda (iprite) nelle battaglie lungo il confine fra Siria e Iraq. 

Il funzionario statunitense, dietro anonimato, precisa inoltre che l’agente chimico è stato usato sotto forma di polvere e piazzato all’interno di ordigni tradizionali. La stessa Bbc afferma inoltre che una propria troupe avrebbe trovato le prove dell’uso di armi chimiche da parte dello Stato islamico alla frontiera fra Turchia e Siria, anch’essa teatro di guerra e punto usato dagli estremisti per il trasporto di armi e mezzi. 

In merito alle modalità secondo cui i jihadisti si sarebbero riforniti di materiale chimico, al momento vi sono varie ipotesi allo studio: la prima è che siano loro stessi a produrlo, in modo rudimentale; i miliziani avrebbero poi rinvenuto materiale chimico occultato all’interno di depositi segreti nei territori ora sotto il loro controllo, in Siria o Iraq (meno probabile). 

Tuttavia, la teoria più plausibile è che essi abbiano prodotto da sé gli armamenti utilizzando materiali e conoscenze disponibili in rete e sul mercato. Del resto realizzare bombe al gas mostarda, avvertono gli esperti, “non è così difficile”. 

Inoltre in Siria non dovrebbero più esserci armi chimiche in seguito all’accordo voluto con forza dalle Nazioni Unite, in seguito al quale Damasco ha consegnato oltre 1.100 tonnellate di agenti tossici e materiali chimico. Il processo è iniziato nell’ottobre 2013 e si è concluso nel giugno dell’anno successivo. 

Il mese scorso l’Onu ha promosso un’inchiesta per verificare se singoli individui, gruppi combattenti o esercito stiano utilizzando armi chimiche in Siria. Al tempo stesso fonti militari statunitensi rivelano che dall’analisi di frammenti missilistici esplosi dallo Stato islamico emergono tracce di agenti chimici. Di certo vi è che Daesh (acronimo arabo per lo SI) ha utilizzato agenti chimici negli attacchi alle milizie curde nel nord dell’Iraq. 

Dal marzo 2011, data di inizio degli scontri fra il governo Assad e una multiforme coalizione di oppositori, sono decedute oltre 240mila persone. Gli sfollati, secondo i dati delle Nazioni Unite, sono circa 10 milioni. Almeno 4 milioni hanno scelto le nazioni confinanti – Turchia, Libano, Giordania e Iraq – mentre altri 150mila hanno chiesto asilo all’Unione Europea. Gli altri 6,5 milioni sono invece sfollati interni, persone che hanno dovuto abbandonare tutto ma hanno scelto di rimanere nel Paese.

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