21/06/2016, 12.32
INDONESIA
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West Java: la scuola fondata dai rifugiati per educare i propri figli

A Cisarua, zona montagnosa a sud di Jakarta, migliaia di persone vivono chiuse in campi profughi in attesa di essere destinate in qualche Paese. Gli adulti non possono lavorare né i minori andare a scuola. Alcuni volontari hanno costruito perciò quattro classi, in cui tengono lezioni di matematica, inglese e informatica ai bambini della comunità.

 

Jakarta (AsiaNews/Agenzie) – Per dare un’educazione e un futuro ai proprio figli, i rifugiati arrivati in Indonesia e in attesa di essere destinati ad un Paese terzo hanno fondato una scuola in cui loro stessi insegnano. Il “Learning Nest” è nato poco più di un anno fa a Cisarua, località montagnosa vicino a Bogor (West Java), dove migliaia di uomini e donne provenienti da diversi Paesi del mondo sono in attesa di conoscere il proprio destino.

Fuggiti da Afghanistan, Iran, Pakistan, Iraq e Sri Lanka, i rifugiati non si sono arresi all’inattività cui sono costretti nei campi profughi, ma hanno fondato una realtà educativa unica. Al momento le quattro classi della struttura ospitano 58 studenti (dai 6 ai 18 anni) che seguono lezioni, leggono libri presi in prestito dalla biblioteca comune e giocano a calcio durante la pausa pranzo in un piccolo campo costruito dai loro genitori.

Circa una ventina di volontari, rifugiati loro stessi, insegnano matematica, lingua inglese e informatica. Dopo pranzo i bambini tornano a casa e vengono sostituiti dai genitori che vogliono imparare l’inglese (una priorità in vista del trasferimento in Paesi come Canada, Nuova Zelanda, Stati Uniti).

In Indonesia ci sono quasi 14mila persone registrate presso l’Ufficio delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), di cui 2.700 in età scolare. La maggior parte di queste è tenuta a Cisarua, poco a sud di Jakarta, dove vivono come in un limbo senza poter far nulla se non attendere. Anche se in teoria i figli dei rifugiati potrebbero frequentare le scuole indonesiane, quasi nessuno lo fa per difficoltà di lingua, mancanza di spazi, problemi di registrazione e costo dei traporti. Alcuni dei ragazzi che avrebbero bisogno di educazione elementare, inoltre, sono ben oltre l’età standard, avendo vissuto tutta la vita in fuga da guerre e persecuzioni.

Anche altre comunità di migranti attorno a Cisarua hanno creato delle realtà educative, ma la percentuale di bambini che rimane in casa senza andare a scuola è ancora molto alta. Paul Dillon, project manager dell’Organizzazione internazionale per i migranti (Iom), ha elogiato l’iniziativa dei rifugiati, auspicando che realtà del genere possano aiutare le altre migliaia di minori in difficoltà.

Ieri, in occasione della Giornata mondiale dei rifugiati, l’Unhcr ha reso noto che il numero di fuggitivi in cerca di asilo e di sfollati interni nel mondo ha raggiunto la cifra di 65,3 milioni, la più alta mai registrata.

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