15/12/2005, 00.00
HONG KONG - wto
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Wto: scontri fra ricchi e poveri per una difesa ad oltranza delle proprie barriere

All'incontro del Wto, dopo 3 giorni di colloqui c'è il rischio che le questioni immediate e particolari prevalgano sui problemi di fondo. 

Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Al meeting dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) i Paesi in via di sviluppo contestano gli Stati ricchi e chiedono concessioni concrete e immediate. Molti si interrogano sulla reale funzione di questo organismo.

Il vero dibattito non si svolge nell'assemblea plenaria o nelle dichiarazioni ufficiali, ma negli incontri informali di piccoli gruppi. Il pericolo, ammoniscono gli osservatori, è che, invece di accordi globali, si negozino scambi bilaterali o tra gruppi di Stati.

Ieri gli Stati africani produttori di cotone si sono incontrati per discutere come ottenere miglior accesso al mercato occidentale. Oggi hanno ammonito che non approveranno nessun documento se i Paesi ricchi, specie gli Usa, non ridurranno i sussidi per i loro coltivatori di cotone. "Siamo venuti qui – dice Ibrahim Malloum, capo dell'Associazione dei produttori africani di cotone – per avere risultati concreti, non per sentire molte proposte che mai saranno rispettate".

"Miseria – ha aggiunto Odjimbaye Soukate Ngarmatinan, ministro del Ciad al Commercio – non è nemmeno una parola appropriata per descrivere la situazione" dei contadini africani. Gli Stati Uniti, in risposta, hanno offerto di togliere le imposte sull'importazione del cotone africano. Ma ciò è poco utile, viene osservato, se Washington non toglie i sussidi ai coltivatori.

Gli Stati latino-americani, a loro volta, condannano l'Ue per le annunciate nuove tariffe sull'importazione delle banane, che considerano alte e contro le regole del libero commercio. "Se queste azioni dell'Ue sono tollerate – dice Mario Jimenez, ministro dell'Honduras al Commercio, sostenuto da altri Stati dell'area – se le nostre richieste per aiuto e solidarietà incontrano il silenzio, allora l'incontro, il Wto e gli interessi delle nostre economie saranno i grandi perdenti".

Il Commissario Ue Mandelson insiste che l'Europa non migliorerà la sua proposta – diminuzione del 46% delle imposte sulle importazioni agricole – se non si discuterà un accordo globale per l'apertura di tutto il mercato, anche per manifatture e servizi. Propone di concedere una quota di libero accesso solo a 32 Stati più arretrati con un reddito pro capite inferiore a 750 dollari Usa annui. Gli Stati Uniti invitano l'Ue a maggiori concessioni e a fissare una data per il termine dei sussidi, ma questa chiede in cambio di poter intervenire negli aiuti alimentari per i Paesi bisognosi e dice a Washington di riconsiderare il modo di elargire questi aiuti, da dare in denaro e non con prodotti agricoli Usa.

Molto critici delle posizioni di Stati Uniti, Ue e Giappone sono anche i cosiddetti Stati del G 20, Paesi che si stanno sviluppando come Cina, Brasile, India. Temono che la richiesta dei Paesi industrializzati per la completa apertura dei mercati al commercio di manifatture e servizi, possa causare gravi perdite alle giovani industrie nazionali, ancora non competitive rispetto alle compagnie multinazionali. "I colloqui rimarranno bloccati – ha osservato Kamal Nath, ministro indiano al Commercio – finché non ci saranno movimenti nel settore agricolo". Il Brasile parla di "rimasugli feudali" e di "inaccettabili privilegi".

Anche la Banca mondiale (Wb) ha chiesto maggiore equità verso gli Stati arretrati. "In questi 3 giorni – ha osservato Danny Leipziger, vice presidente Wb – i Paesi ricchi hanno trasferito oltre 2 miliardi di dollari ai loro agricoltori in varie forme di sussidi. Nello stesso periodo, i 300 milioni di persone più povere dell'Africa hanno guadagnato meno di un miliardo". (PB)

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