22/08/2014, 00.00
MONGOLIA - CINA
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Xi Jinping in Mongolia, per rafforzare l'economia (già in mano ai cinesi)

Il capo di Pechino rimarrà fino a domani. Durante l'incontro con la controparte di Ulaan Baatar si sono firmati accordi per espandere la presenza nel Paese. Alcuni esperti spiegano però che la Mongolia vuole smarcarsi dal Dragone: "Per ora ne hanno bisogno, ma sperano di liberarsi da questo enorme controllo economico".

Ulaan Baatar (AsiaNews) - La visita di Stato del presidente cinese in Mongolia porterà a nuovi investimenti da parte di Pechino nel Paese e a un "nuovo, più saldo" legame fra le due nazioni. Ma la prospettiva non entusiasma analisti ed economisti locali, che vedono la mano della Cina "già troppo stretta" sulla produzione industriale mongola.

La visita di Xi Jinping rappresenta il primo viaggio ufficiale di un presidente cinese in Mongolia negli ultimi 11 anni. Le due parti hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui elevano il rapporto bilaterale a "partnership strategica comprensiva", formula che indica un asse non soltanto economico ma anche energetico, finanziario e di sicurezza militare.

In un articolo scritto proprio da Xi per i giornali mongoli, il leader comunista assicura che la Cina "farà tutto il possibile" per aiutare lo sviluppo della Mongolia: "Speriamo che entrambe le nazioni possano migliorare il settore dei trasporti, lo sviluppo minerario e del procedimento estrattivo, in modo che entrambi i popoli possano trarne beneficio". L'agenzia Xinhua ha sottolineato la "nuova rotta" della diplomazia nazionale, collegando la visita in Mongolia a quella compiuta da Xi lo scorso luglio in Corea del Sud.

L'obiettivo principale rimane lo sviluppo e lo sfruttamento economico dell'enorme Paese nordasiatico, che vanta un'estensione pari a quasi 1,6 milioni di chilometri quadrati su cui vivono circa 3,2 milioni di persone. Dopo decenni di economia stagnante, basata più che altro sulla pastorizia e incentrata sulla sussistenza, il Paese ha deciso di sfruttare le riserve e le ricchezze del sottosuolo: carbone e terre rare sono divenuti merce di scambio pregiata.

Al momento, sempre secondo Xinhua, il 90% delle esportazioni mongole finisce sul mercato cinese; inoltre, il 49% delle aziende operanti sul territorio nazionale è di proprietà cinese. Ecco perché, nonostante le rassicurazioni di Xi Jinping, una parte della popolazione inizia a temere l'egemonia politica e la penetrazione del Dragone.

Secondo Alicia Campi, esperta di Mongolia ed ex diplomatica ad Ulaan Baatar, il Paese "sta cercando di diversificare i propri partner economici in modo da ridurre l'enorme controllo cinese sulla propria economia. Per il momento, dipendono ancora da Pechino se vogliono continuare ad espandere la propria crescita. Tuttavia, vogliono essere più attivi nella regione e non soltanto un osservatore passivo".

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