15/10/2020, 12.11
CINA
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Xi Jinping: Shenzhen, modello (vago) per creare una moderna società socialista

Il presidente cinese vuole usare la metropoli del Guangdong come un volano per lanciare nuove riforme. Il suo tour meridionale riecheggia quello fatto da Deng Xiaoping nel 1992. Il  progetto riformista rimane indefinito. Il contrasto con l’annunciato accentramento dei poteri al vertice del Partito comunista cinese.

Shenzhen (AsiaNews) – Shenzhen deve diventare il modello per la realizzazione di una moderna società socialista in Cina. È quanto ha dichiarato ieri Xi Jinping nel celebrare i 40 anni della trasformazione della metropoli del Guangdong in una delle quattro zone economiche speciali del Paese.

Nel suo “tour meridionale”, visto come una riproposizione di quello fatto da Deng Xiaoping nel 1992 per promuovere la liberalizzazione dell’economia nazionale e la sua apertura al mondo, il presidente cinese individua nel centro costiero l’avanguardia della nuova modernizzazione della Cina. A Shenzhen sarà riconosciuta infatti maggiore autonomia in settori ritenuti chiave per il successo delle nuove riforme.

Nel clima internazionale attuale, il leader cinese ha spiegato che ci vorrà ancora più coraggio e saggezza politica per portare avanti l’agenda delle riforme. Pechino si trova di fronte a sfide senza precedenti, ha sostenuto Xi, come la pandemia da coronavirus. Senza dirlo in modo aperto, il suo pensiero è rivolto al conflitto geopolitico con Washington: dalla guerra dei dazi al possibile decoupling (separazione) economico e tecnologico dalla potenza Usa.

Nel suo discorso a Shenzhen, Xi ha annunciato nuove riforme economiche, senza però entrare nel dettaglio. Egli parla della necessità di ottimizzare e migliorare i sistemi nazionali di produzione, distribuzione, circolazione e consumo dei beni e collegarli in modo più efficace a quelli stranieri. È il modello della “doppia circolazione”, che il Comitato centrale del Partito comunista cinese (Pcc) approverà tra il 26 e il 29 ottobre durante il suo 5° Plenum.

Xi punta su autosufficienza e innovazione: “Lo sviluppo è il nostro obiettivo primario; il talento è la nostra prima risorsa; e l’innovazione è la nostra forza trainante”. Analisti fanno notare però che la linea riformista annunciata da Xi contrasta nei fatti con le decisioni prese di recente dal regime, orientate verso un maggiore accentramento del potere. In settembre, con una direttiva, il Pcc ha messo sotto il proprio controllo il settore privato, aprendo la strada al ritorno a un’economia pianificata.

Al Plenum di fine mese, il Comitato centrale varerà un regolamento interno che, secondo gli osservatori, accrescerà il potere di Xi. In base alla bozza fatta circolare il 12 ottobre dai media di Stato, la posizione del segretario generale del Pcc sarà elevata rispetto a quella degli altri membri del Comitato permanente del Politburo (il principale centro decisionale in Cina): Xi sarà più che un semplice coordinatore, come previsto dallo statuto del Partito, e avrà il potere esclusivo di fissare l’agenda delle discussioni.

Le nuove regole di lavoro degli organi politici del Pcc si aggiungono a quelle introdotte da Xi negli anni scorsi per controllare i quadri inferiori. Nel 2018, ad esempio, il regime ha imposto norme che regolano l’attività delle sezioni di Partito all’interno dei ministeri e dei governi provinciali: esse obbligano i funzionari interessati a “salvaguardare lo status di Xi come il ‘cuore’ della leadership del Pcc”.

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