06/03/2021, 11.00
MYANMAR
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Yangon, ancora proteste. La giunta ricorre a violenza e blackout

di Francis Khoo Thwe

Sono in atto dimostrazioni a Yangon, Lashio, Loikaw, Myitkyina, Dawei, Myeik, Kyaikto, Myingyan. La polizia usa gas lacrimogeni, granate, pestaggi. L’economia rischia di fermarsi. È difficile anche prelevare contanti dai bancomat. Imprenditori stranieri “con le valigie pronte”. Possibile un lockdown totale come tentativo estremo di soffocare movimenti, comunicazioni e piattaforme social. L’inviata speciale dell’Onu in Myanmar, Christine Schraner Burgener mette in guardia dal garantire legittimità alla giunta.

Yangon (AsiaNews) – Non si fermano le proteste della popolazione contro il colpo di Stato militare, mentre la giunta cerca di soffocare nel sangue le dimostrazioni, bloccando elettricità e piattaforme internet. Questo causa ancora più problemi all’economia, già colpita dallo sciopero del movimento di disobbedienza civile, tanto che alcuni imprenditori stranieri hanno confidato ad AsiaNews di essere in procinto di lasciare il Paese.

Dall’inizio del colpo di Stato il primo febbraio ad oggi, le forze di sicurezza hanno ucciso almeno 50 dimostranti sparando contro di loro nelle manifestazioni o massacrandoli di botte nelle prigioni. A queste morti si aggiungono anche centinaia di feriti. Ma le proteste non si fermano. Ancora oggi sono in atto dimostrazioni a Yangon, Lashio, Loikaw, Myitkyina, Dawei, Myeik, Kyaikto, Myingyan, … Poliziotti e soldati tentano di disperdere la folla con gas lacrimogeni, granate, pestaggi.

Le dimostrazioni sono un atto di coraggio perché nelle città, militari in uniforme o in borghese fermano le persone, le arrestano, le portano in macchina e le picchiano. Molta gente non esce di casa e ha timore dei blocchi stradali.

A causa del movimento di disobbedienza civile, banche, uffici, comunicazioni sono chiusi o funzionano male. È divenuto difficile anche prelevare contanti dai bancomat.

Ieri, in molte zone del Paese vi è stato un blackout elettrico. Secondo molti, questo è un tentativo estremo di soffocare le comunicazioni e le piattaforme social, che subiscono già un blocco notturno.

Vi sono voci che parlano di “un lockdown totale di due settimane che sarà ufficializzato nelle prossime 48 ore. Ciò comporterà: limitazioni sull'uso di internet, luce, acqua, blocco totale della mobilità, negozi chiusi”. In tal modo l'economia rischia di fermarsi.

Un imprenditore straniero ha confidato che “per ora continuo a lavorare da casa. Tuttavia, io e la mia famiglia abbiamo le valigie pronte, nel caso che il lockdown si intensifichi”.

La stabilità e il commercio sono ciò che preoccupa di più la Cina e diversi Paesi dell’Asean, partner commerciali del Myanmar. Ma Pechino, insieme a Mosca, hanno evitato finora una condanna della giunta al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Ieri, a conclusione di un nuovo incontro del Consiglio, l’inviata speciale dell’Onu in Myanmar, Christine Schraner Burgener ha messo in guardia i Paesi dal garantire legittimità alla giunta. “La speranza che essi [la popolazione] ha posto nelle Nazioni Unite e nell’essere membro – ha detto - sta spegnendosi e io ho ascoltato direttamente gli appelli disperati da madri, studenti e anziani… La vostra unità sul Myanmar è necessaria ora più che mai. La repressione deve finire”. Ma l’incontro è terminato senza alcuna dichiarazione comune.

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