10/05/2013, 00.00
MYANMAR
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Yangon, entro il 2040 una “megalopoli” da 10 milioni di abitanti

È quanto prevedono urbanisti, funzionari e imprenditori, riuniti nei giorni scorsi alla 2013 Urban Development Conference. Da realtà decadente a simbolo dello sviluppo birmano, pur mantenendo le aree storiche. Mancano però gli investimenti stranieri e aumentano i conflitti per i terreni.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Yangon, capitale "commerciale" del Myanmar cambierà faccia nei prossimi decenni ed entro il 2040 si trasformerà in una megalopoli di oltre 10 milioni di abitanti, raddoppiando l'attuale popolazione che è di poco superiore ai cinque. È quanto prevedono funzionari governativi, esperti di urbanistica e grandi imprenditori edili, che si sono dati appuntamento nei giorni scorsi in città per partecipare alla 2013 Urban Development Conference. L'obiettivo è cambiare il volto di una città vecchia e decadente, in una moderna metropoli asiatica, grazie agli investimenti stranieri, alle zone industriali e progetti abitativi mirati per la classe media, pur salvaguardando gli edifici storici e simbolici "dell'antica Rangoon" (nome coloniale inglese dell'attuale Yangon, ndr).

Toe Aung, vice capo del Comitato di sviluppo per la città di Yangon, ha confermato che nei prossimi 30 anni l'obiettivo è trasformarsi in una "mega città". Per raggiungerlo, il governo ha avviato un piano di collaborazione nel lungo periodo con l'Agenzia nipponica per la cooperazione internazionale (Jica), con la quale si sono poste le basi per un "piano di sviluppo strategico della Grande Yangon". Esso prevede nuove strade, ferrovie e un nuovo aeroporto, uniti a zone verdi e nuclei abitativi che estenderanno - e di molto - il diametro della città.

Il piano massiccio di sviluppo dovrebbe trasformare l'attuale cuore commerciale del Myanmar in un centro urbano moderno improntato allo sviluppo e alla crescita, in grado di competere nei prossimi decenni con le principali realtà asiatiche e mondiali. In base alle previsioni, esso consentirà di creare almeno 200mila nuovi posti di lavoro dando un'accelerata a tutto l'indotto.

L'esecutivo affiancherà l'industria giapponese nell'opera di realizzazione e ha già avviato una campagna per la ricerca di fondi e investitori, avvalendosi della contributo di un consorzio formato da 24 compagnie birmane. Il governo vuole "attrare capitali dall'estero", ma è proprio questo il punto dolente del progetto avveniristico. Pur avendo aperto le porte agli stranieri, l'attuale leadership guidata dal presidente riformista Thein Sein non ha saputo finora centrare le attese. Gli investimenti esteri devono essere rapidi e continui, avvertono gli esperti, mentre sinora hanno viaggiato al rallentatore.

Fra gli ostacoli, si farà sempre più pressante la necessità di risolvere le problematiche legate ai diritti delle terre e al possesso di aree interessate al piano di sviluppo. Le controversie relative ai possedimenti sono in continuo aumento, così come gli scontri e le proteste per operazioni di esproprio forzato come avviene in altre aree del Paese per far posto a progetti di sviluppo o impianti energetici (vedi la diga di Myitsone nello stato settentrionale Kachin). Le comunità locali sono spesso prive della forza necessaria per far valere diritti e rivendicazioni, al cospetto dei giganti dell'industria che godono pure del sostegno governativo.   

 

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