23/11/2017, 16.37
MYANMAR-VATICANO
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Yangon, ‘ore frenetiche’ per l’arrivo del papa. L’impegno dei cattolici per i pellegrini

di Paolo Fossati

Attese 200mila persone per la messa solenne al Kyaikkasan Ground. Tra loro anche leader buddisti e musulmani. In arrivo 6mila ragazzi per la messa dei giovani del giorno seguente. Anche filippini, australiani e thailandesi per lo storico viaggio apostolico di papa Francesco. Dal nostro inviato.

Yangon (AsiaNews) – Nei principali edifici e luoghi di culto della comunità cattolica di Yangon fervono gli ultimi preparativi in vista dell’arrivo di papa Francesco, primo pontefice della storia a visitare il Myanmar in un viaggio apostolico. “Sono ore davvero frenetiche”, dichiara oggi all’inviato di AsiaNews p. Mariano Soe Naing, portavoce della Conferenza episcopale del Myanmar (Cbcm) e direttore dell’Ufficio per la comunicazione sociale (Cbcm Osc). “Sebbene sia quasi tutto pronto, quest’oggi siamo impegnati con le forze di polizia birmane a definire un protocollo di sicurezza per la messa che il Santo Padre celebrerà al Kyaikkasan Ground, la mattina del 29 novembre. I controlli saranno molto severi al fine di evitare qualsiasi motivo di disturbo”, afferma p. Mariano.

Culmine della visita del papa, la celebrazione solenne continua ad attirare la curiosità dei cittadini birmani. Nessuno vuole mancare allo storico evento, compresi i non cattolici. Oltre agli attesi circa 200mila fedeli da tutto il Paese, alla Cbcm continuano ad arrivare richieste di accredito da parte di numerosi buddisti e musulmani, ma per ragioni organizzative queste vengono accordate solo ai leader religiosi. “Non vogliamo – aggiunge il portavoce della Cbcm – che persone non abituate alle nostre funzioni religiose creino disturbo allo svolgimento della messa. Questo riguarda anche i 300 giornalisti che vi prenderanno parte. A loro abbiamo destinato uno spazio apposito all’interno dello stadio, per evitare che vaghino tra la folla creando scompiglio”.

Nel frattempo, nella cattedrale di St. Mary, situata nel cuore della città, i volontari lavorano duro per ultimare le strutture che accoglieranno i giovani cattolici, protagonisti della messa del 30 novembre. Mentre alcuni ragazzi si occupano delle decorazioni all’interno della chiesa (nella foto), altri montano le coperture all’esterno dell’edificio (foto). P. George (nella foto), sacerdote assistente alla cattedrale, dichiara: “I ragazzi che prenderanno parte alla messa saranno tantissimi, circa 6mila. Tuttavia, solo 1,000 potranno accomodarsi all’interno. Altri 2mila la seguiranno grazie ai maxischermi posizionati fuori, ulteriori 3mila giovani stazioneranno al di là delle mura del complesso. Verranno da tutte le regioni del Paese ed anche dall’estero: filippini, australiani, thailandesi, nessuno vuole mancare!”. “I ragazzi sono entusiasti dell’arrivo del Santo Padre. Egli li spronerà a crescere nella fede, perché sono i leader cattolici di domani. Il tema del viaggio apostolico è ‘Love and Peace’ e attraverso il suo messaggio papa Francesco darà loro la responsabilità di farsi strumento di pace e riconciliazione per il nostro Paese”, conclude il sacerdote.

Ogni pellegrino diretto a Yangon troverà ospitalità negli ostelli allestiti dalle parrocchie e dai centri religiosi. Tuttavia, mentre si avvicinano i giorni della visita papale, sempre più cattolici chiedono accoglienza. La parrocchia di Our Lady of Fatima (nella foto), una delle parrocchie più importanti della città, è destinata ad accogliere alcuni fedeli provenienti dal nord del Myanmar, quasi tutti di etnia Chin. “Ci aspettavamo un centinaio di persone, ma ora ci stiamo preparando per dare alloggio a quasi 1,000 pellegrini”, racconta il parroco, p. Philip Mg Mg. “Ci sono alcune difficoltà organizzative, ma ognuno cerca di dare il suo contributo”. Purtroppo però, molti cattolici appartenenti ai gruppi etnici del nord, dove è in corso un’annosa e violenta guerra civile, non possono permettersi il viaggio per motivi economici e di sicurezza e non potranno raggiungere Yangon. All’esterno della chiesa, un gruppo di ragazzi, volontari di etnia Kachin, lavora alla realizzazione di una copertura in legno (nella foto). Ieri, un forte temporale ha distrutto quella che era stata realizzata in precedenza. “È crollata perché l’avevano costruita dei birmani. Noi invece siamo Kachin, gente della montagna. Sappiamo lavorare il legno, siamo abili e veloci”, scherzano i ragazzi con l’inviato di AsiaNews.

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