07/01/2014, 00.00
MYANMAR
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Yangon: decine di giornalisti in piazza per protestare contro la condanna al carcere di una collega

Ma Khine, reporter di Daily Eleven, dovrà scontare tre mesi per “diffamazione”. Si tratta della prima giornalista rinchiusa in prigione sotto la presidenza del riformista Thein Sein. La donna stava indagando in una vicenda di corruzione. Segretario della stampa birmana: “Precedente pericoloso”.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Questa mattina dozzine di giornalisti birmani hanno organizzato una manifestazione pubblica a Yangon, la più grande città del Myanmar, per protestare contro la condanna al carcere inflitta a una loro collega che stava lavorando a una storia di corruzione. Le dimostrazioni di piazza, ancor più se si tratta di media e stampa, sono un evento raro nella ex Birmania, nazione retta per oltre 50 anni da una feroce dittatura militare e, dal 2011, impegnata in un lungo cammino di riforme in chiave democratica. 

I giornalisti - oltre 60 secondo fonti locali - hanno mostrato cartelli e bandiere per le vie della capitale commerciale del Myanmar, bollando come illegittima e contraria ai diritti umani la condanna di Ma Khine, collega del quotidiano Daily Eleven, a tre mesi di prigione. Ad emettere la controversa sentenza, un tribunale dello Stato Karenni, nella parte orientale del Paese. Il mese scorso la donna è stata incriminata per violazione di domicilio, linguaggio offensivo e diffamazione. 

I dimostranti indossavano magliette nere e cantavano slogan fra cui: "Non vogliamo minacce alla libertà di stampa". Fra i cartelli mostrati, uno recitava: "Il diritto all'informazione è vitale per una democrazia". 

Ma Khine è la prima giornalista condannata sotto la presidenza di Thein Sein; la donna è stata denunciata da un avvocato, dopo aver visitato la sua abitazione per una intervista fissata da tempo e legata a una vicenda di corruzione. La legale si è mostrata infastidita dalle domande della reporter e l'ha invitata a lasciare l'appartamento; qualche giorno più tardi ha intentato una causa nei suoi confronti. Il giudice avrebbe potuto comminare una multa, spiega il direttore di Daily Eleven Wai Phyo, ma le ha "deliberatamente comminato una condanna al carcere per minacciare non solo i reporter, ma anche il principio stesso della libertà di stampa".

Negli ultimi anni giornali e giornalisti in Myanmar hanno acquisito una maggiore libertà rispetto al passato, durante la dittatura militare, grazie anche a un cammino di riforme impresso dal presidente Thein Sein nel campo economico, sociale e politico. Egli ha abolito gran parte della censura e concesso la pubblicazione di organi di informazione privati, per la prima volta in oltre 50 anni. 

In precedenza i reporter erano costretti a lavorare in mezzo a divieti e imposizioni fra i più restrittivi al mondo, sorveglianza quotidiana, controllo del telefono e delle comunicazioni, verifica preventiva del materiale. Tuttavia, ancora oggi alcune pubblicazioni sono soggette a controlli, verifiche e denunce, promosse in particolare da agenzie governative in base al (presunto) reato di "diffamazione". Myint Kyaw, segretario generale della Stampa birmana, ha collaborato all'organizzazione della protesta perché - spiega - "non vogliamo che la condanna di un collega si trasformi in un precedente pericoloso". 

 

 

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