16/10/2020, 08.53
YEMEN - ONU
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Yemen: lo scambio di centinaia di prigionieri alimenta le speranze di pace

Iniziate sotto l’egida del Comitato internazionale della Croce Rossa, le operazioni che coinvolgono ribelli Houthi e governativi filo-sauditi. L’accordo, raggiunto il mese scorso in Svizzera, è il più importante in un’ottica di distensione fra le parti. Liberi anche due ostaggi statunitensi e restituite le spoglie di un terzo, deceduto durante la prigionia.

Sana’a (AsiaNews/Agenzie) - Centinaia di prigionieri sono stati liberati in queste ore nel contesto di uno scambio di prigionieri fra le parti in lotta nello Yemen, la più importante operazione in un’ottica di pace e distensione dall’inizio del conflitto nella primavera del 2015. L’accordo, raggiunto durante i colloqui patrocinati dalle Nazioni Unite in Svizzera il mese scorso, prevede entro i prossimi due giorni di oltre 600 ribelli Houthi e di 400 ostaggi filo-governativi.

Nei giorni scorsi i miliziani sciiti sostenuti dall’Iran hanno liberato anche due prigionieri statunitensi, da tempo nelle loro mani; al contempo, circa 200 Houthi sono potuti tornare dall’Oman, dove si erano diretti in passato per ricevere cure mediche. 

Il Comitato internazionale della Croce Rossa (Circ), che supervisiona le operazioni, riferisce che ieri mattina cinque aerei della propria flotta sono partiti dalle cittadine di Abha, Sanaa e Seiyoun, sotto il controllo degli Houthi, carichi di prigionieri. L’inviato speciale Onu per lo Yemen Martin Griffiths sottolinea che l’accordo rappresenta “un altro segno che un dialogo di pace può essere portato avanti”. Egli auspica inoltre di poter intavolare un’altra trattativa finalizzata al rilascio di prigionieri ancora nelle mani dei rispettivi fronti in lotta. 

Nel 2018 le due parti avevano sottoscritto la liberazione di 15mila ostaggi, ma l’accordo non ha mai trovato applicazione pratica.

La guerra in Yemen divampata nel 2014 come conflitto interno fra governativi filo-sauditi e ribelli sciiti Houthi vicini all’Iran. Degenerata nel marzo 2015 con l’intervento della coalizione araba guidata da Riyadh, ha fatto registrare oltre 10mila morti e 55mila feriti. Organismi indipendenti fissano il bilancio (fra gennaio 2016 e fine luglio 2018) a circa 57mila decessi.

Per l’Onu il conflitto ha provocato la “peggiore crisi umanitaria al mondo”, sulla quale il nuovo coronavirus rischia di avere effetti “devastanti” a fronte di un sistema sanitario ormai al collasso e di una popolazione allo stremo. Milioni di persone sono sull’orlo della fame, anche i bambini potrebbero subirne le conseguenze per i prossimi 20 anni. 

Infine, in queste ore fonti del governo statunitense confermano la liberazione di due connazionali: uno di essi è Sandra Loli, operatrice umanitaria da tre anni nelle mani dei suoi sequestratori, e l’uomo di affari Mikael Gidada, rapito un anno fa. I ribelli hanno inoltre restituito le spoglie di un terzo detenuto, Bilal Fateen, deceduto durante la prigionia. 

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