17/02/2017, 10.34
YEMEN - GOLFO
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Yemen, la lotta all’egemonia fra Arabia Saudita ed Emirati fonte di morte e distruzione

Dalla provincia di Aden a quella meridionale di Taez si intensificano i combattimenti fra fazioni saudite e rivali sostenute dagli Emirati. Alleati sulla carta contro i ribelli sciiti Houthi, in realtà stanno consumando una lotta sanguinosa sulla pelle dei civili. Il desiderio di indipendenza della popolazione, pronta a lottare contro ogni invasore.

 

Sana’a (AsiaNews) - Dalla provincia di Aden alla provincia di Taez, nel sud dello Yemen, si intensificano i combattimenti fra fazioni armate sostenute le une dall’Arabia Saudita, le altre dagli Emirati Arabi Uniti. Due nazioni all’apparenza alleate contro i ribelli sciiti Houthi, entrambe parte della coalizione araba impegnata a “riportare la pace”, di cui non fanno però parte Egitto e Libano che si sono attirati le ire di Riyadh proprio per questa decisione.

Gli scontri in corso ormai da giorni riflettono le aspre controversie e divisioni fra Emirati e il regno della dinastia Al Saud; una lotta interna al mondo arabo che sembra non tenere in minima considerazione la distruzione e l’alto prezzo di vite umane e feriti, conseguenza di questa corsa all’egemonia.

Gli Emirati Arabi Uniti sono sempre più intenzionati a prendere il controllo totale dello Yemen del Sud al prezzo, se necessario, di attuare una divisione del Paese in due parti. Un ritorno al passato, ovvero ai tempi precedenti il crollo del muro di Berlino, all’indomani della caduta dell’Unione Sovietica, nel secolo scorso, quanto lo Yemen è rimasto a lungo separato al suo interno.

Il 13 febbraio scorso l’aeroporto internazionale di Aden ha chiuso le sue piste e interrotto tutte le attività di volo, a causa degli scontri iniziati il 10 febbraio e degenerati nei due giorni successivi fino a trasformarsi in aspri combattimenti. Una battaglia sanguinosa che ha aumentato ulteriormente l’isolamento pressoché totale di questa parte del Paese verso il mondo esterno. Il comandante Abi Kahtan, responsabile della sicurezza dell’aeroporto, sostenuto dagli Emirati Arabi Uniti, aveva rifiutato di ottemperare all’ordine di licenziamento ordinato dall’ex presidente Hadi su volere dell’Arabia Saudita. In precedenza Kahtan aveva dichiarato di non poter garantire gli stipendi di operatori e funzionari dell’aeroporto a causa delle promesse di aiuto economico non mantenute dei Paesi donatori.

L’aviazione militare saudita non ha impiegato molto tempo prima di sorvolare minacciosa i cieli dell’aeroporto e della città. Un chiaro segnale di ripresa delle ostilità e di una sfida aperta all’influenza esercitata dagli Emirati Arabi Uniti.

Analisti ed esperti affermano che vi sia l’ex presidente Hadi dietro i disordini, sfociati poi in combattimenti. L’obiettivo è quello di favorire la parte saudita e rintuzzare l’ascesa nello Yemen meridionale da parte degli Emirati. Questi ultimi aspirano a una presenza permanente delle truppe nel sud e intendono offrirsi come garanti della pace e della sicurezza, soprattutto col controllo dello stretto di Bab El Mandeb e del litorale.

Un’area strategica da strappare dalle mani di Riyadh e da sfruttare con Washington e Tel Aviv.

Al contempo, nella controversia fra Abu Dhabi e Riyadh nulla cambia per gli yemeniti noti per il loro attaccamento all’indipendenza e al rigetto di qualsiasi invasore. Nella popolazione resta salda la voglia di lottare contro qualsiasi forza occupante. Ecco perché, osservando l’evoluzione del conflitto, sembra che la guerra in Yemen sostenuta con decisione dall’Arabia Saudita abbia in realtà sinora portato più sconfitte che vittorie a Riyadh. E ora i sauditi si trovano a dover concorrere con gli Emirati per l’egemonia nel Paese, oggi più che mai intenzionati a rilevare in questa parte del mondo il ruolo ricoperto sinora dall’Arabia Saudita. (PB)

 

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