12/06/2020, 08.54
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Zoom confessa: La Cina mi ha detto di cancellare le conferenze su Tiananmen

In una dichiarazione, la compagnia di comunicazioni via video ammette di aver ubbidito a Pechino che ha chiesto di oscurare quattro eventi e bloccare gli account di ospitanti e partecipanti. Per bloccare utenti che seguivano dalla Cina, Zoom ha oscurato le conferenze gestite da Hong Kong e Stati Uniti. Le regole della Cina applicate al resto del mondo. Wang Dan: Andremo per vie legali.

San José (AsiaNews/Agenzie) – Zoom.us, la compagnia di comunicazioni via video, ha confessato di aver cancellato l’account di alcune persone e di aver fermato alcuni incontri on-line legati all’anniversario del massacro di Tiananmen. In una dichiarazione resa pubblica ieri, ha ammesso di aver compiuto questa censura su richiesta del governo cinese.

Zoom spiega che il governo cinese si è mostrato contrariato verso quattro importanti commemorazioni di Tiananmen, pubblicizzate sui social e ha domandato che esse venissero cancellate e sospesi gli account di chi le ospitava.

Ubbidendo alle richieste di Pechino, Zoom ha oscurato tre eventi, uno gestito da Hong Kong e due gestiti dagli Stati Uniti. Un quarto era gestito dal dissidente Zhou Fengsuo, in esilio negli Usa. Questo non è stato cancellato, ma in compenso, l’account di Zhou è stato soppresso.

Zoom ha spiegato che i primi tre sono stati oscurati perché vi erano iscritti persone dalla Cina popolare. In nome della legge-censura del Paese, che proibisce ogni ricordo di Tiananmen, essi dovevano essere esclusi. Ma in tal modo, sono stati esclusi anche tutti gli altri partecipanti anche ad Hong Kong e Usa. Il che significa che la legge della Cina è diventata il criterio per altre situazioni nel resto del mondo.

Il quarto evento non aveva alcun partecipante dalla Cina e per questo si è salvato dalla censura. Solo la denuncia di Zhou Fengsuo sull’account pagato e cancellato ha permesso al dissidente di essere riammesso fra i fruitori del servizio video.

Per scusarsi, Zoom ha detto che sta studiando una tecnologia che possa cancellare o bloccare utenti specifici in base alla geografia, senza bloccare un evento con utenti da tutto il resto del mondo.

Zoom è molto popolare in Cina, ma per rimanere nel Paese, deve sottostare alla censura voluta dal potere politico. Altri social che – almeno per ora – non si sottomettono alle regole cinesi, sono banditi. Fra questi vi è Facebook, Twitter, Whatsapp, Skype.

Wang Dan, uno dei capi del movimento di Tiananmen (v. foto) e ora in esilio negli Usa, è uno di quelli che aveva ospitato un incontro sull’anniversario del massacro lo scorso 3 giugno. A metà svolgimento la video-conferenza è stata oscurata e il suo account è stato sospeso.

Wang Dan ha dichiarato che cercherà ogni via legale e motiverà l’opinione pubblica perché Zoom si prenda tutte le responsabilità di quanto accaduto, senza “cavarsela con una semplice dichiarazione”.

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