01/08/2009, 00.00
FILIPPINE
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È morta Cory Aquino, la prima donna presidente in Asia e simbolo della democrazia

di Santosh Digal
Ha guidato insieme al card. Sin la "rivoluzione dei rosari" che in modo pacifico ha terminato la dittatura di Ferdinando Marcos. Gloria Arroyo ha decretato 10 giorni di lutto nazionale.

Manila (AsiaNews) – Maria Corazon C. Aquino, la prima donna presidente dell’Asia e 7° presidente delle Filippine è morta stanotte alle 3.18 ora locale per un cancro al colon. Aveva 76 anni. P. Laguerta, rettore del seminario maggiore di San Carlos ha dichiarato che la Aquino - detta familiarmente “Tita (zia) Cory” – “è stata una donna di fede, piena di coraggio e un simbolo della democrazia”. La Aquino, infatti, con la collaborazione del defunto card. Jaime Sin, arcivescovo della capitale, e milioni di sostenitori, nell’86 con la cosiddetta “rivoluzione dei rosari” è riuscita a sconfiggere e far fuggire il dittatore Ferdinando Marcos, riportando la democrazia nel Paese dopo anni di legge marziale e attentati politici, fra cui quello del marito della Aquino, Benigno, nel 1983.

Il presidente Gloria Arroyo, che deve la sua elezione all’appoggio di Cory, ha dichiarato 10 giorni di lutto nazionale. Migliaia di persone stanno visitando la sua casa e il santuario di Edsa, a Quezon City, dove è culminata la “rivoluzione dei rosari”, pregando, lasciando fiori e fiocchi gialli, il colore di quella rivoluzione. Il santuario, dedicato a Nostra Signora della Pace, è stato costruito nell’89 proprio per celebrare la fine della dittatura in modo pacifico, senza spargimenti di sangue. Nei giorni scorsi processioni, rosari, messe, adorazioni eucaristiche si sono succedute al santuario per chiedere a Dio la guarigione di Cory Aquino.

Comunicando alla stampa la morte di sua madre, il sen. Benigno Aquino jr, figlio di Cory ha detto: “Mia madre avrebbe voluto ringraziare ognuno di voi per tutte le preghiere e per il continuo sostegno e amore. Il suo desiderio era che noi pregassimo gli uni per gli altri e per la nostra nazione”.

 Cory Aquino era nata il 25 luglio 1933 a Tarlac, figlia di una famiglia molto ricca. Dopo aver studiato negli Stati Uniti, nel ’54 sposa Benigno (Ninoy) Aquino, giornalista e anch’egli rampollo di una ricca famiglia filippina. Mentre il marito scalava una strabiliante carriera politica, la Aquino è rimasta sempre al suo fianco, senza attirare i riflettori su di sé. Tanta gente ora la ricorda come “una moglie perfetta e una madre molto attenta”.

Nel 1973 Ferdinando Marcos proclama la legge marziale e Benigno Aquino viene imprigionato. Cory diviene l’unico tramite fra il marito e l’opposizione alla dittatura. Nell’80, grazie alle pressioni dell’amministrazione Carter, Benigno Aquino viene liberato e la sua famiglia emigra negli Usa. Ma nell’83 ritorna nelle Filippine, per partecipare alle elezioni presidenziali dell’anno dopo. Sicari di Marcos lo uccidono non appena tocca il suolo filippino all’aeroporto di Manila.

Pur non avendo esperienza politica, Cory ha cominciato a organizzare e guidare l’opposizione; il suo messaggio di onestà e giustizia e il disgusto per le violenze del regime di Marcos la portano a concorrere nelle elezioni presidenziali dell’86 contro Marcos in cui entrambi i concorrenti si proclamano vincitori. Ma emergono violenze delle truppe di Marcos, manipolazioni delle urne, bustarelle per pagare i voti.

È a questo momento che il card. Sin lancia le marce della popolazione, chiedendo a tutti di operare una rivoluzione non violenta, “secondo l’insegnamento di Gesù”. Milioni di persone si riversano nelle strade pregando e chiedendo la fine della dittatura. È la rivoluzione dei rosari, chiamata poi “rivoluzione del potere del popolo”, o Edsa I. Marcos cerca di bloccare le fiumane schierando carri armati e militari, ma l’esercito guidato da Fidel Ramos, si schiera con il popolo e per la famiglia Marcos è l’esilio.

Negli anni seguenti, la Aquino cerca di pacificare la nazione: libera i prigionieri politici; apre al dialogo con la guerriglia comunista e con i movimenti musulmani a Mindanao; allontana personalità corrotte amiche di Marcos; riduce il potere dei militari nella società e nel parlamento.

Nonostante la sua popolarità, il suo governo ha subito diversi tentativi di colpi di Stato. Ma ella è rimasta sempre il simbolo della democrazia, dei diritti umani e dell’onestà, pur provenendo da una delle famiglie più ricche del Paese, spesso abituate a usare la nazione come una loro proprietà. Nel 2001 contribuisce alla fine della presidenza di Estrada (Edsa II), favorendo la presidenza di Gloria Arroyo.

Sr Edylin Lapara, di Davao ha detto ad AsiaNews: “La nazione la ricorderà per sempre perché ella è stata un simbolo di libertà”, un “dono di Dio alle Filippine”.

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