11/12/2015, 00.00
NEPAL
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È morto mons. Anthony Francis Sharma, primo vescovo del Nepal

di Christopher Sharma
Di famiglia indù, nel 1968 è stato ordinato sacerdote della Compagnia di Gesù. Ha insegnato ai re nepalesi in una scuola gesuita in India. Testimone della rivoluzione laica, ha ottenuto il riconoscimento della Chiesa cattolica in Nepal e ha fondato Caritas Nepal. Centinaia di fedeli cristiani e non ai suoi funerali, nonostante i disagi dell’embargo.

Kathmandu (AsiaNews) – Alla presenza di centinaia di fedeli cristiani e di altre religioni che hanno sfidato i disagi dell’embargo indiano, ieri si sono svolti i funerali di mons. Anthony Francis Sharma s.j., primo vescovo del Nepal. La celebrazione si è svolta nella cattedrale dell’Assunzione di Kathmandu. Egli ha contribuito alla diffusione della Chiesa cattolica nel Paese asiatico. P. Silas Bogati, vicario generale del Vicariato apostolico del Nepal, lo ricorda ad AsiaNews: “Mons. Sharma ha operato durante la monarchia ed è stato poi testimone della rivoluzione politica che ha portato il Paese a dichiarare la repubblica. Egli ha assistito al cambiamento del Nepal da Paese indù a Stato laico”.

Il vescovo si è spento il giorno dell’Immacolata Concezione all’età di 78 anni. Era nato il 12 dicembre 1937 nel distretto di Gorkha. Di famiglia indù, si è convertito al cristianesimo e nel 1968 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale entrando a far parte della Compagnia di Gesù. Egli ha lavorato in diverse istituzioni dei gesuiti, tra cui la St. Joseph’s School di North Point, nella provincia di Darjeeling [nello Stato indiano del West Bengal – ndr], dove poi è stato nominato rettore. In questa scuola è stato anche l’insegnante di personaggi politici di spicco, tra cui i sovrani nepalesi Birendra e Gyanendra.

Nel 1984 è stato nominato primo superiore del Nepal e nel 1996 papa Giovanni Paolo II lo ha designato prefetto del Paese. Infine nel 2007 è stato eletto primo vescovo. Nel 2014 ha lasciato l’incarico per anzianità e ora il suo successore è mons. Paul Simick.

La sua nomina a superiore della missione del Nepal ha rappresentato una pietra miliare per la diffusione del cristianesimo nel Paese asiatico. Grazie alla sua personalità e alla sua lunga amicizia con la famiglia reale, nel 1993 è riuscito ad ottenere il riconoscimento ufficiale della Chiesa cattolica. Questo ha permesso ai fedeli cattolici si sentirsi parte della madrepatria, quando in precedenza venivano considerati come dei “fuori casta”.

Il prelato ha accolto con favore anche l’instaurazione del sistema repubblicano, quando nel 2006 il governo e le forze maoiste giunsero all’accordo di pace che mise fine ad una decennale guerra civile. Alcuni anni fa ha dichiarato ad AsiaNews: “La laicità non sanziona i diritti delle religioni, ma piuttosto crea armonia e solidarietà e garantisce la libertà di culto in modo imparziale”.

Nonostante i gravi disagi provocati dall’embargo indiano, in vigore ormai da quasi tre mesi, tantissimi nepalesi hanno voluto rendere omaggio al vescovo e hanno partecipato alle esequie. Parlando al suo funerale, il prof. Upendra Devkota, ex ministro della Sanità, ha detto: “Egli è stato per me un importante educatore, a prescindere dalle nostre fedi differenti. È stato davvero un grande insegnante, stimato e amato sia dalla comunità cattolica sia dai fedeli di altre religioni. È stato il leader di tutti”.

Durante ll suo ministero in Nepal, mons. Sharma ha contribuito a fondare 23 scuole, un centro pastorale, varie strutture per disabili e ambulatori medici. Sotto la sua leadership, la comunità cattolica ha operato al servizio dei poveri e dei bisognosi. Nel 1990 infine ha fondato Caritas Nepal, che rivolge il suo aiuto ai poveri e agli emarginati. Mons. Sharma è stato sepolto a a Godavari, a circa 15 chilometri dalla capitale.

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