18/04/2020, 09.30
VATICANO
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​Papa: preghiamo per chi assiste i disabili malati

“Non si può essere cristiani senza che venga questa franchezza: se non viene, non sei un buon cristiano. Se non hai il coraggio, se per spiegare la tua posizione tu scivoli sulle ideologie o sulle spiegazioni casistiche, ti manca quella franchezza, ti manca quello stile cristiano, la libertà di parlare, di dire tutto. Il coraggio”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Preghiamo per coloro che aiutano le persone con disabilità colpite dal coronavirus. E’ l’invito alla preghiera col quale papa Francesco ha introdotto la messa celebrata stamattina a Casa Santa Marta. “Ieri – ha detto - ho ricevuto una lettera di una suora, che lavora come traduttrice nella lingua dei segni per i sordomuti, e mi raccontava il lavoro tanto difficile che hanno gli operatori sanitari, gli infermieri, i medici, con i malati disabili che hanno preso il Covid-19. Preghiamo per loro che sono sempre al servizio di queste persone con diverse abilità, ma non hanno le abilità che abbiamo noi”.

Nell’omelia, il Papa ha parlato della franchezza con la quale Pietro e Giovanni rispondono alle minacce dei capi dei sacerdoti (At 4, 13-21) e dell’invio in missione degli apostoli (Mc 16, 9-15).

“I capi, gli anziani, gli scribi, vedendo questi uomini e la franchezza con la quale parlavano, e sapendo che era gente senza istruzione, forse non sapevano scrivere, rimanevano stupiti. Non capivano: ‘Ma è una cosa che non possiamo capire, come questa gente sia così coraggiosa, abbia questa franchezza’. Questa parola è una parola molto importante che diviene lo stile proprio dei predicatori cristiani, anche nel Libro degli Atti degli Apostoli: franchezza. Coraggio. Vuol dire tutto quello. Dire chiaramente. Viene dalla radice greca di dire tutto, e anche noi usiamo tante volte questa parola, proprio la parola greca, per indicare questo: parresìa, franchezza, coraggio. E vedevano questa franchezza, questo coraggio, questa parresìa in loro e non capivano”.

“C’è un versetto – ha proseguito - che a me piace tanto nella Lettera agli Ebrei, quando l’autore della Lettera agli Ebrei si accorge che c’è qualcosa nella comunità che sta andando giù, che si perde quella cosa, che c’è un certo tepore, che questi cristiani stanno diventando tiepidi. E dice questo – non ricordo bene la citazione … – dice questo: ‘Richiamati ai primi giorni, avete sostenuto una lotta grande e dura: non gettate via adesso la vostra franchezza’ ( cfr Eb 10,32-35). ’Riprenditi’, riprendere la franchezza, il coraggio cristiano di andare avanti. Non si può essere cristiani senza che venga questa franchezza: se non viene, non sei un buon cristiano. Se non hai il coraggio, se per spiegare la tua posizione tu scivoli sulle ideologie o sulle spiegazioni casistiche, ti manca quella franchezza, ti manca quello stile cristiano, la libertà di parlare, di dire tutto. Il coraggio”.

“E poi, vediamo che i capi, gli anziani e gli scribi sono vittime, sono vittime di questa franchezza, perché li mette all’angolo: non sanno cosa fare. Rendendosi conto ‘che erano persone semplici e senza istruzione, rimanevano stupiti e li riconoscevano come quelli che erano stati con Gesù”. “Invece di accettare la verità come si vedeva, avevano il cuore tanto chiuso che hanno cercato la via della diplomazia, la via del compromesso: ‘Spaventiamoli un po’, diciamo loro che saranno puniti e vediamo se così tacciono’. Davvero, sono messi all’angolo proprio dalla franchezza: non sapevano come uscirne. Ma a loro non veniva in mente di dire: ‘Ma non sarà vero, questo?’. Il cuore già era chiuso, era duro; il cuore era corrotto. Questo è uno dei drammi: la forza dello Spirito Santo che si manifesta in questa franchezza della predicazione, in questa pazzia della predicazione, non può entrare nei cuori corrotti. Per questo, stiamo attenti: peccatori sì, corrotti mai. E non arrivare a questa corruzione che ha tanti modi di manifestarsi …”.

“Ma, erano all’angolo e non sapevano cosa dire. E alla fine, hanno trovato un compromesso: ‘Minacciamoli un po’, spaventiamoli un po’’, e li invitano, li richiamarono e ordinarono loro, li invitano a non parlare in alcun momento né di insegnare nel nome di Gesù. ‘Facciamo la pace: voi andate in pace, ma non parlate nel nome di Gesù, non insegnare’. Pietro lo conoscevamo: non era un coraggioso nato. È stato un codardo, ha rinnegato Gesù. Ma cosa è successo, adesso? Rispondono: ‘Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi; noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato’. Ma questo coraggio, da dove viene, a questo codardo che ha rinnegato il Signore? Cosa è successo nel cuore di quest’uomo? Il dono dello Spirito Santo: la franchezza, il coraggio, la parresìa è un dono, una grazia che dà lo Spirito Santo il giorno di Pentecoste. Proprio dopo aver ricevuto lo Spirito Santo sono andati a predicare: un po’ coraggiosi, una cosa nuova per loro. Questa è coerenza, il segnale del cristiano, del vero cristiano: è coraggioso, dice tutta la verità perché è coerente”.

“E a questa coerenza chiama il Signore nell’invio. Dopo questa sintesi che fa Marco nel Vangelo, ‘risorto al mattino – una sintesi della resurrezione – li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto’. Ma con la forza dello Spirito Santo - è il saluto di Gesù: ‘Ricevete lo Spirito Santo’ – e disse loro: ‘Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura’, andate con coraggio, andate con franchezza, non abbiate paura. Non – riprendo il versetto della Lettera agli Ebrei – ‘non gettate via la vostra franchezza, non gettate via questo dono dello Spirito Santo’. La missione nasce proprio da qui, da questo dono che ci fa coraggiosi, franchi nell’annuncio della parola”.

“Che il Signore – la preghiera conclusiva - ci aiuti sempre a essere così: coraggiosi. Questo non vuol dire imprudenti: no, no. Coraggiosi. Il coraggio cristiano sempre è prudente, ma è coraggio”.

Al termine della Messa il Papa ha ricordato che domani, domenica della Divina Misericordia,  celebrerà la messa nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, alle 11.00.

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