22/04/2011, 00.00
SIRIA
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“Grande venerdì” di protesta in Siria. Braccio di ferro opposizione-regime

L’opposizione al governo di Bashar al-Assad scende in piazza in diverse città del Paese per chiedere riforme radicali, la liberazione dei prigionieri politici e più democrazia. Le Chiese in Siria cancellano le processioni del venerdì Santo in luoghi pubblici a causa delle manifestazioni.

Damasco (AsiaNews/Agenzie) – Quest'oggi, dopo la preghiera del mezzogiorno l’opposizione siriana è tornata nelle strade in tutto il Paese per chiedere riforme democratiche. Sono le prime manifestazioni di piazza dopo che il nuovo governo nominato dal presidente Bashar al-Assad ha cancellato lo stato di emergenza imposto in Siria nel 1963 dal partito Baath. Ma alla fine delle leggi speciali in vigore da quasi mezzo secolo il regime ha accompagnato un repressione particolarmente dura, e l’arresto di un capo storico dell’opposizione democratica. (20/04/2011 Damasco cancella la legge di emergenza; ma arresta un dissidente). Tutte le chiese in Siria hanno deciso di cancellare le processioni del venerdì Santo previste in luoghi pubblici a causa della situazione di tensione nel Paesei.

Sin dalle prime ore della mattina di oggi centinaia di agenti e di membri della sicurezza, i temuti “mukhabarat”, hanno cominciato a presidiare i punti nevralgici della grande protesta annunciata dall’opposizione. Check-point e controllo dei documenti sono messi in atto nelle principali città. In particolare a Homs, teatro nei giorni scorsi di scontri particolarmente duri. I gruppi dei diritti umani affermano che circa 228 persone sono state uccise dall’inizio delle proteste, in un mese fa. Localizzate inizialmente nel sud del Paese, a Deraa, la manifestazioni si sono estese alla capitale, ad Aleppo, a Baniyas e a Homs, coinvolgendo un numero crescente di persone.

Il regime ha risposto con gesti  di apparente apertura, da una parte, e con una repressione molto dura dall’altra. L’opposizione ha risposto alzando il livello delle richieste, che sono arrivate fino a chiedere le dimissioni del presidente. Bashar al-Assad è succeduto 11 anni fa a suo padre, Hafez al-Assad, e ha reagito alle manifestazioni di protesta scaricando le responsabilità sui salafiti, un gruppo radicale islamico.

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