10/11/2007, 00.00
PAKISTAN
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“Liberata” la Bhutto, che invita a nuove proteste

Per un giorno l’esercito le ha impedito di lasciare casa e di partecipare a una manifestazione di protesta. Nel Paese cariche della polizia e arresti di attivisti democratici, ma anche attentati. La Bhutto insiste perché Musharraf indica le elezioni. Forse una marcia di protesta il 13 novembre.

Islamabad (AsiaNews/Agenzie) – “Liberata” nella notte l’ex premier Benazir Bhutto, “piantonata” in casa per l’intera giornata dai soldati per impedirle di partecipare a una manifestazione di protesta a Rawalpindi contro il presidente Pervez Musharraf. Un portavoce del Partito del popolo pakistano (Ppp), da lei guidato, ha detto che c’è il progetto di una marcia di protesta da Lahore a Islamabad il prossimo 13 novembre. La Bhutto ha anche sollecitato Musharraf a lasciare il comando dell’esercito pakistano per il 15 novembre e a indire le elezioni parlamentari per metà gennaio, come previsto.

Sheikh Rashid Ahmed, ministro delle Ferrovie e stretto alleato del presidente, ha spiegato l’arresto di ieri per il “serio pericolo di un attentato” contro la Bhutto. Intanto la polizia sempre ieri ha arrestato parecchi sostenitori del Ppp che tentavano di avvicinarsi alla casa della loro leader per salutarla.

La manifestazione di Rawalpindi è stata ieri impedita da oltre 6mila poliziotti. La polizia dice di avere fermato almeno 8 attentatori suicidi. A Peshawar e Shabi gruppi del Ppp sono stati dispersi con gas lacrimogeno e cariche. Sempre a Peshawar, 3 persone sono morte per un sospetto attentato suicida presso la casa del ministro per gli Affari politici Amin Mugam.

Due giorni fa il presidente ha detto che le elezioni potrebbero tenersi il 15 febbraio, ma la Bhutto ha definito le sue parole “vaghe” e “generiche”. Oggi il procuratore generale Malik Mohammad Qayvun ha detto che la situazione della sicurezza “sta migliorando”, senza dare indicazioni precise.

Lo stato di emergenza è stato dichiarato il 3 novembre per il pericolo di “attentati e disordini”, ma finora è servito soprattutto ad arrestare migliaia di oppositori politici e a sospendere i media non statali.

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