Mosul preda del Jihad, scettica sull'offensiva anti-terrorista
Dopo una serie di gravi attentati, il governo iracheno lancia una vasta operazione militare con gli Usa per “ripulire” il capoluogo della provincia di Ninive. Ma per alcune autorità e per la popolazione “ora è troppo tardi”: la città è da quattro anni in mano ai terroristi, che si sono infiltrati in ogni strato della società.
Mosul (AsiaNews) – La gente a Mosul è preoccupata e si prepara al peggio dopo l’annuncio della vasta offensiva anti-terrorista nella zona. Da quattro anni la città era lasciata a se stessa e mai oggetto di un vero e proprio piano militare. L’operazione, che vedrà congiunte le forze Usa e quelle irachene, è ancora in fase di preparazione, ma la gente è già “disperata”. Non si può prevedere la reazione dei terroristi che qui, nel capoluogo della provincia di Ninive, hanno trovato per anni un rifugio sicuro. “Jihadisti e criminali di ogni sorta in fuga dalle operazioni di sicurezza nella provincia di Anbar e a Baghdad, si sono infiltrati come una piovra nello stesso tessuto sociale della città”, raccontano gli abitanti. “Bambini, giovani, intere famiglie sono coinvolti in diverso modo con i terroristi, che fin dall’invasione americana sono stati l’unica presenza fissa in città, in mancanza di qualsiasi autorità politica o militare”.
 
La decisione di intervenire in modo più massiccio a Mosul è arrivata la scorsa settimana dopo una serie di attentati, tra cui il più grave, il 23 gennaio, ha ucciso almeno 35 persone secondo le fonti ufficiali; circa 60, secondo la Mezza Luna Rossa. Il giorno dopo, un kamikaze ha causato la morte del capo della polizia provinciale, Salih Mohammed Hassan Atiya al Juburi, che era arrivato sulla scena dell’attacco per le indagini. Ieri la rivendicazione di Ansar al-Islam, gruppo legato ad al-Qaeda: “Gli abbiamo dato una lezione che non dimenticheranno”.
 
Il premier iracheno Al-Maliki ha annunciato l’invio di più truppe, in quella che ha definito la battaglia “finale” contro “al Qaida, le gang, e i residui del precedente regime”. Ma subito gli Usa hanno abbassato i toni, precisando che non si può parlare di un’offensiva decisiva. Secondo il ministero iracheno della Difesa, la maggior parte delle forze sarebbero già arrivate. Oltre alle truppe, saranno impiegati anche aerei e carri armati. Non sono stati forniti altri dettagli. Gli Stati Uniti al momento contano circa 3mila uomini a Mosul e dintorni.
 
Le difficoltà presenti sul territorio lasciano scettici autorità e abitanti sui risultati dell’offensiva. Il governatore di Ninive sostiene che “la campagna militare arriva troppo tardi”. Anche la popolazione ne è convinta: “Sarà difficile riprendere il controllo dopo tutti questi anni di indifferenza da parte degli Usa e di Baghdad e abbiamo paura delle conseguenze sui civili della risposta terrorista”.