L’inflazione vola all’8,5%, mentre rallenta la crescita economica
Gli interventi del governo non fermano l’inflazione, che colpisce soprattutto i generi alimentari. Si aggrava il divario tra pochi ricchi e centinaia di milioni di poveri, con rischio di proteste sociali.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Inflazione dell’8,5% ad aprile (dopo il +8,3% di marzo), che continua la corsa nonostante gli sforzi del governo per contenerla, spinta soprattutto dagli aumenti dei prezzi alimentari (+22,1% ad aprile rispetto a un anno prima). Il perdurante fenomeno rischia di allargare le disuguaglianze socioeconomiche e di scatenare proteste.

Rallenta, invece, la crescita economica, pari a “solo” il 10,6% nei primi 3 mesi del 2008 (è stata dell’11,9% nel 2007). L’Ufficio nazionale di statistica nel rilasciare i dati ha sottolineato “che occorre dare massima preminenza al contenimento dell’inflazione e al controllo dei prezzi”. Gli alti tassi di interesse e la perdurante sottovalutazione dello yuan continuano ad attirare investimenti esteri, utili per la crescita economica, ma che generano ulteriori spinte inflattive.

Intanto aumentano gli investimenti della Cina all’estero: nei primi 3 mesi del 2008 sono stati pari a 19,3 miliardi di dollari, più dei 18,76 miliardi dell’intero 2007, secondo il viceministro al Commercio Chen Jian. Erano di soli 2,5 miliardi nel 2002. Albert Au, presidente dell’Hong Kong Institute of Certified Pubblic Accountants, osserva che Pechino favorisce gli investimenti all’estero di ditte cinesi, per diminuire il denaro circolante, e che la crisi Usa dei mutui subprime ha spinto molte istituzioni finanziarie a cercare nuovi investitori, offendo condizioni vantaggiose. Per cui ritiene che il fenomeno si incrementerà.

Ma esperti temono che tutto ciò possa accrescere il divario tra i pochi ricchi, che così tengono il loro denaro al riparo dall’inflazione interna, e le centinaia di milioni di poveri che hanno  appena di che vivere. Infatti la crescita del costo della vita colpisce anzitutto i generi alimentari. Questo causa domanda di aumento dei salari, che il governo non vuole concedere  per paura di una reazione a catena. E Pechino teme che ciò possa generare proteste di piazza, nel periodo olimpico.