“Essere cristiani - ha detto il porporato durante l'omelia - significa fare sempre una scelta: tra il bene e il male, tra il servire e il dominare”. La cosa più difficile, spiega , è fare in modo che “il dire sia accompagnato dal fare: davanti a noi abbiamo un esempio luminoso, Shahbaz Bhatti. Dobbiamo ringraziare Dio per aver posto sulla nostra strada questo autentico martire. Egli per la sua vita ha scelto Dio come salvatore, la Chiesa come madre, e gli esseri umani come suoi fratelli”.
“Nel suo testamento spirituale – prosegue il card. Tauran – Bhatti ha scritto ‘Non ho più alcuna paura, dedico la mia vita a Gesù. Non voglio posizioni di potere, voglio solo un posto ai piedi di Gesù’: se egli ha esercitato un potere, avrà esercitato quello del cuore”.
Anche Benedetto XVI ha ricordato ieri mattina, durante l’Angelus, “il commovente sacrificio della vita” del ministro pakistano. E parlando dell’assassinio di Shahbaz Bhatti, il papa ha espresso la speranza che la sua morte “svegli nelle coscienze il coraggio e l’impegno a tutelare la libertà religiosa di tutti gli uomini e, in tal modo, a promuovere la loro uguale dignità”.