Dublino (AsiaNews/Agenzie) - Breve tappa irlandese per Aung San Suu Kyi, la leader dell'opposizione birmana, impegnata in un tour europeo di due settimane, a 24 anni di distanza dalla partenza per il Myanmar - da Londra, dove viveva con marito e due figli - e l'inizio della sua battaglia a favore della democrazia nel Paese. Lasciata la Norvegia, dove il 16 giugno ha tenuto l'atteso discorso di accettazione del Nobel per la pace vinto nel 1991, quando si trovava agli arresti domiciliari nella casa a Yangon, la "Signora" ha in programma una visita "di sole sei ore" (precisano gli organizzatori) a Dublino, dove sarà insignita del premio cittadino per la libertà e assisterà a uno speciale concerto intitolato "Electric Burma", con la partecipazione del leader degli U2 Bono e Bob Geldof, cantante e attivista irlandese. Conclusa la visita in Irlanda, Aung San Suu Kyi si trasferirà in Inghilterra - prima a Oxford, poi a Londra - per ricevere il dottorato Honoris Causa nella celebre università dove ha insegnato a lungo il marito. Ultima tappa del viaggio iniziato in Svizzera sarà la Francia, con una visita ufficiale a Parigi prima di rientrare in Birmania.
La leader dell'opposizione birmana, che domani compirà 67 anni, ha vissuto e studiato a lungo a Londra, prima di tornare in Birmania per assistere la madre morente e assistere così ai massacri del 1988 ordinati dalla giunta militare al potere. Da quel momento la "Signora" ha dedicato la propria vita alla lotta democratica in Myanmar, trascorrendo oltre 15 degli ultimi 21 anni agli arresti domiciliari; la donna non ha potuto nemmeno assistere il marito morto per malattia nel 1999. Negli ultimi tre anni di vita, Michael Aris era riuscito a intrattenere solo brevi conversazioni telefoniche con la moglie, perché i vertici dell'esercito respinsero le oltre 30 richieste di visto di ingresso nel Paese. Del resto, fin dall'inizio del loro matrimonio, la loro unione siglata nel 1972 è stata condizionata a un eventuale "ritorno" in Birmania, per continuare l'opera del padre Aung San, eroe dell'indipendenza.
Fra i momenti più significativi ed emozionanti del tour europeo della "Signora", il discorso di accettazione del Nobel per la pace, vinto nel 1991 e allora ritirato in sua vece dal marito e dai figli Alexander e Kim Aris. Nel suo intervento alla City Hall di Oslo, in Norvegia, una emozionata Aung San Suu Kyi (clicca qui per vedere il discorso integrale) ha confermato il proposito di continuare a lottare per la democrazia in Myanmar e di favorire "il processo di riconciliazione nazionale" fra le varie anime ed etnie che lo compongono. In riferimento agli sviluppi degli ultimi mesi nella politica birmana, con il passaggio da una dittatura militare al governo semi-civile del presidente Thein Sein, la Suu Kyi ha parlato di "cauto ottimismo" chiarendo che il punto non è "la mancanza di fiducia nel futuro", ma il proposito di non voler nutrire "una fiducia cieca" e irragionevole nell'avvenire.
Aung San Suu Kyi ha infine rivolto un pensiero ai prigionieri politici da anni nelle carceri birmane, invocandone il rilascio e avvertendo la platea del rischio che "questi anonimi [difensori della democrazia] finiscano per essere dimenticati". E ha aggiunto: "anche solo un prigioniero di coscienza, è sempre un prigioniero di troppo" ed è necessario lo sforzo di tutti per ottenerne la liberazione. Infine l'appello all'unità, quanto mai attuale dopo le violenze delle ultime settimane fra buddisti birmani e minoranza musulmana Rohingya nello Stato occidentale di Rakhine, lungo il confine col Bangladesh.