Kathmandu (AsiaNews) – Papa Francesco ha deciso di inviare un primo contributo di 100mila dollari alla Chiesa nepalese, che ora ha il compito di usarli per le prime necessità dei sopravvissuti al devastante terremoto che lo scorso 25 aprile ha colpito il Nepal. Lo ha annunciato un comunicato stampa della Santa Sede.
“Tale somma – si legge nel testo – sarà impiegata a sostegno delle opere di assistenza svolte in favore degli sfollati e dei terremotati, e vuole essere una prima e immediata espressione concreta dei sentimenti di spirituale vicinanza e paterno incoraggiamento nei confronti delle persone e dei territori colpiti, che Papa Francesco ha assicurato nel corso del Regina Caeli di domenica 26 aprile. Conferenze episcopali e organismi di carità cattolici sono già ampiamente impegnati nell’opera di soccorso”. I fondi verranno trasmessi tramite il Pontificio Consiglio Cor Unum, principale strumento della carità del pontefice.
Secondo i dati a disposizione, ma non ancora definitivi, le vittime accertate sarebbero oltre 4.300: circa sette milioni le persone colpite in 34 distretti dello Stato (otto milioni secondo le Nazioni Unite, un quarto della popolazione), un milione i senzatetto. Due milioni sarebbero invece i bambini bisognosi di aiuto. Diverse località risultano isolate e non sono ancora state raggiunte dai soccorsi. Il governo nepalese ha stimato, inoltre, che siano circa 400mila gli edifici distrutti.
Parlando con la stampa, il primo ministro nepalese Sushil Koirala ha dichiarato che la conta dei morti potrebbe arrivare ad almeno 10mila vittime: “Il governo sta facendo tutto quello che può, ma la catastrofe ci ha sommersi. Siamo sul piede di guerra, ma si tratta di ore molto difficili. Dobbiamo anche ammettere che la mancanza di equipaggiamento adatto e di personale esperto è enorme”.
Il suo esecutivo continua a chiedere l’aiuto internazionale: non soltanto denaro, ma soprattutto generi e mezzi di prima necessità. Leela Mani Paudel, capo della segreteria del governo, ha dichiarato: “Chiediamo con urgenza alle nazioni straniere di aiutarci con team medici e materiali per il soccorso. Siamo davvero disperati e abbiamo bisogno delle conoscenze [esperienza] degli altri Paesi per uscire da questa crisi”.