L’attentato alla chiesa latina rivendicato dallo Stato islamico, arrestati i due responsabili mentre tentavano la fuga. Mons. Palinuro: la comunità è “terrorizzata, sconvolta”, interrogativi “sul futuro della presenza cristiana”. Vicario di Anatolia: il governo aveva arrestato 25 terroristi che volevano colpire chiese e sinagoghe, ma “non ci hanno avvertito”.
Istanbul (AsiaNews) - La comunità cattolica “è terrorizzata, sconvolta” per questo attacco la cui “matrice religiosa sembra essere chiara. Un atto di terrorismo legato al fondamentalismo islamico” come emerge “dai video e dalle testimonianze che abbiamo fino ad ora” raccolto e dalle rivendicazioni in rete. Il vicario apostolico di Istanbul mons. Massimiliano Palinuro racconta ad AsiaNews il clima di tensione e paura all’indomani dell’attentato che ha colpito nella mattinata di ieri la parrocchia francescana di Santa Maria nel distretto di Sariyer, affacciato sul Bosforo, durante la messa. Un assalto mirato che “pone anche degli interrogativi - prosegue - sul futuro della presenza cristiana in questo Paese. Ultimamente si stava respirando un clima di maggiore serenità, speriamo solo che questo evento possa essere isolato”.
A 24 ore circa dall’attacco alla chiesa, la sola parrocchia latina nello Stretto, costruita nel 1864 e inaugurata al culto due anni più tardi, emergono ulteriori dettagli sulla matrice: come ipotizzato già ieri dagli inquirenti, a colpire sono stati due uomini affiliati allo Stato islamico (SI, ex Isis), che già in passato aveva sferrato attacchi in territorio turco. Il movimento jihadista ha infatti rivendicato l’operazione con un messaggio diffuso sul proprio canale Telegram.
Intanto la polizia avrebbe già identificato e arrestato i responsabili - che hanno agito a volto coperto - mentre cercavano di fuggire dalla zona. Alla messa erano presenti una quarantina di persone, mentre la vittima è un uomo di nome Tuncer Cihan, che partecipava alla funzione. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha assicurato che verranno prese tutte le “misure necessarie” per punire gli autori, mentre il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu (esponente dell’opposizione) ha puntato il dito contro quanti minano “la nostra unità e la nostra pace”.
“Le parole del papa all’Angelus [che a pochi minuti dall’attacco ha rivolto un messaggio di vicinanza e solidarietà ai cattolici turchi] - riprende mons. Palinuro - sono state di grande incoraggiamento e di conforto per la comunità cattolica locale. La settimana prossima saremo a Roma per la visita ad limina e, probabilmente, si parlerà anche questo”. “Gli indizi portano a individuare una matrice religiosa” prosegue il prelato, ma sulle cause bisogna ancora attendere perché “le indagini sono ancora in corso. Tuttavia debbo riscontrare che dal mese di ottobre, a partire dagli eventi della guerra di Gaza, si rileva un clima di crescente ostilità nei confronti in generale dell’Occidente e, di conseguenza, anche del cristianesimo”. Anche perché, spiega, i terroristi “di solito non è che siano in grado o vogliano fare distinzioni fra Occidente, Israele, cristianesimo e Chiesa cattolica. Ed è paradossale che si puntino obiettivi cristiani, quando gli stessi cristiani a Gaza sono vittime coi musulmani degli attacchi da parte delle truppe di Israele”.
“L’altro aspetto che potrebbe anche avere mosso la mano di questi attentatori - afferma mons. Palinuro - è la reazione al clima di ‘islamofobia’ che sta prendendo piede e alimentando in Occidente” in modo inconsapevole. Questo elemento “rimane un grosso problema perché inasprisce gli animi, e crea ulteriore inimicizia. I roghi del Corano qui hanno una risonanza tremenda, ma non ricevono la necessaria e doverosa condanna”. Ecco perché l’attentato rivendicato dallo Stato islamico alla chiesa di Santa Maria “potrebbe essere anche legato a una sorta di ritorsione ai roghi del Corano; perché mentre i giornali in Occidente dimenticano facilmente nel giro di poche battute, qui l’odio che si ispira a una pseudo-religione viene alimentato, cova sotto la cenere ed esplode alla prima possibilità”. “Lasciamo agli inquirenti il compito di investigare e raggiungere la verità. Abbiamo fiducia - conclude il prelato - nella magistratura e nelle forze di polizia turche, quindi ci aspettiamo che venga fatta giustizia per il bene di tutti, per l’onore di questa nobile nazione e per il bene delle comunità cristiane che da duemila anni la abitano”.
Il vicario apostolico dell’Anatolia, mons. Paolo Bizzeti, si domanda perché “non siamo stati avvertiti per tempo di possibili attacchi”, dopo che il governo “ha detto di aver arrestato 25 terroristi che stavano studiando e pianificando attentati a chiese e sinagoghe. Perché - prosegue - non ci hanno avvisato o non sono state rafforzate le misure per le messe domenicali?”. Il prelato rivolge un pensiero “alla vittima, un simpatizzante che da alcuni mesi si stava avvicinando alla chiesa ed è stato colpito per caso, forse perché si è frapposto agli assalitori che - sottolinea ad AsiaNews - erano gente preparata a colpire, a uccidere”. “Chiediamo - conclude - che vi sia un clima diverso, non di contrapposizione o discriminazione, ma di libertà in cui tutti si possano esprimere”.