L'11mo Panchen Lama, il più giovane prigioniero di coscienza

 


La persecuzione cinese verso il buddismo tibetano agisce spesso come violenza gratuita, talaltra come una "inquisizione religiosa". Membri dell'Ufficio Affari Religiosi entrano nelle diatribe religiose, stabiliscono regole monastiche, rivendicano la conoscenza dei riti per eleggere i lama. Tutto questo suona piuttosto ridicolo, provenendo da un governo che si dichiara ateo.

Uno degli episodi più risibili e tristi è stata la scelta della reincarnazione dell'11° Panchen Lama, avvenuta nel '95. Nel maggio di quell'anno, il Dalai Lama, in esilio in India, con l'aiuto di Chatrel Rimpoche, abate del monastero di Tashilhumpo (Xigaze, Tibet), aveva riconosciuto il nuovo Panchen Lama nel piccolo Gedhun Choekyi Nyima, che allora aveva sei anni. L'Ufficio Affari Religiosi, per indebolire l'autorità del Dalai Lama, ha scelto invece nel novembre dello stesso anno, Gyaincain Norbu, un altro bambino di sei anni. Pechino giustificava l'esattezza della sua scelta per aver usato un metodo praticato nel '700 con il sorteggio di un nome su tre inseriti in un'urna d'oro, conservata allo Yunghegong (Tempio dei Lama) nella capitale. Ma il metodo seguito dall'abate era più antico e basato sulla preghiera. Il problema "dei riti tibetani" sarebbe una cosa tutta da ridere, se non fosse macchiato di violenza: nel maggio '95 l'abate Chatrel Rimpoche è stato subito arrestato e rilasciato solo nel gennaio 2002; il piccolo Gedhun Choekyi Nyima è stato sequestrato dalla polizia e ancora oggi non si sa nulla di lui. Amnesty International lo ha definito "il più giovane prigioniero di coscienza". (BC)