Gli sciiti all'attacco del futuro del paese

Baghdad (AsiaNews) - Il Consiglio Governativo Provvisorio iracheno si è riunito oggi per rivedere il piano di transizione del potere, annunciato il 15 novembre scorso. A tema vi sono anche le richieste avanzate dall'ayatollah sciita Al-Sistani.

Il piano di transizione prevede la nomina di rappresentanti di province e di gruppi etnici per formare un governo di transizione. La nomina dovrebbe avvenire a cura del Consiglio Provvisorio.

L'ayatollah  Al-Sistani aveva sottolineato che " l'attuale Consiglio [governativo] non era stato eletto" e ha fatto appello alla Coalizione affinché "mantenga le sue promesse", facendo eleggere dalla base – e non nominando – i futuri rappresentanti. Per questo egli ha richiesto l'indizione di elezioni municipali e legislative, oltre che un maggiore accenno all'Islam e alla Sharia nella futura Costituzione e nelle leggi.

Gli sciiti in Iraq sono il 65% della popolazione e una democrazia dei numeri darebbe loro un grande vantaggio. Per ora Jalal Talabani, attuale presidente  del Consiglio Provvisorio , ha assicurato che le richieste di Al-Sistani saranno prese in considerazione.

Anche il presidente George W. Bush, durante la sua visita di poche ore in Iraq, ha fatto recapitare un messaggio all'ayatollah, nel quale si dice d'accordo con lui per la " costruzione di una democrazia capace di rendere felice il popolo iracheno".

La comunità sciita in Iraq non è compatta, soprattutto verso le truppe straniere. Da una parte esiste il campo di Al-Sistani che osserva un silenzio-assenso; dall'altra  vi è il campo di un altro leader religioso Muktada Al-Sadr, che non perde occasione per rivolgere critiche agli americani.

Venerdì 28 novembre, nella Moschea di Al-Kufa a sud di Baghdad, l'Imam Muktada Al-Sadr ha tenuto un sermone in cui ha condannato con asprezza la visita-lampo di Bush alle truppe americane in occasione della Festa del Ringraziamento. Egli ha definito la visita "inaccettabile" e ha sottolineato che "visite del genere devono comunque essere fatte  solo col permesso previo del popolo iracheno".

Gli sciiti sono comunque tutti uniti nel volere una costituzione ispirata al Corano ed alla Sharia ( legge coranica).

Gli analisti temono che, sotto pressione sciita, la nuova costituzione irachena in via di stesura assuma aspetti religiosi a scapito della laicità, necessaria per tenere unito, in una sola nazione, un popolo multietnico e multi-confessionale. In Iraq,  con una popolazione di 23 milioni, i musulmani sono il 96%; essi si distinguono in sciiti (65%) e sunniti (34%). I cristiani dei diversi riti sono il 4% (di cui 270 mila cattolici). Vi sono etnie arabe (65%), curde (23%), azeri (5,6%) e altre ancora. (P.B.)