Il Social Forum ha messo i poveri da parte

Mumbay (AsiaNews) – Dopo sei giorni di lavori il Forum Sociale mondiale (Fsm) si è concluso oggi con una grande manifestazione nel centro di Mumbay, capitale economica indiana, cui hanno partecipato più di 100 mila persone provenienti da 132 paesi. Il corteo si è snodato lungo le vie della città accompagnato da canti e slogan contro la guerra in Iraq e il capitalismo, e da striscioni bianchi e rossi con la scritta, divenuta emblema di questo forum: "Un altro mondo è possibile. Stop alla guerra".

Questo è stato il primo anno che il Forum non si è tenuto a Porto Alegre in Brasile. La scelta di spostarsi in Asia è stata presa con la speranza di dare maggior sostegno ad un continente abitato dalla metà della popolazione mondiale e oppresso da povertà e ingiustizie.

Anche le tematiche affrontate durante i sei giorni del Forum sono state più "asiatiche": si è parlato dei problemi della povertà, della fame e dello sfruttamento. Più della metà dei partecipanti ai lunghi cortei sono stati Adivasi, popoli tribali privati dei loro diritti a causa di discriminazioni economiche e religiose, e Dalits, gli "intoccabili" fuori casta indiani.

Mentre gli oratori del forum si sono alternati ai microfoni del grande palco, tutto attorno sono sorte manifestazioni spontanee di canti e danze tradizionali, uno dei generi più importanti di espressione artistica in India. Gli attivisti occidentali hanno assistito agli spettacoli con curiosità, alcuni si sono uniti alle danze, altri hanno scattato delle fotografie, ma l'interazione con queste persone sembra essersi conclusa qui. Daybay, 63 anni, attivista indiana, commenta: "Non so se questo può essere considerato un grande raduno di attivisti. Loro dovrebbero unirsi a noi. Per capire gli abitanti dei villaggi, dovresti vivere come loro".

Il gesuita Jo-Jo Fung che lavora con le popolazioni indigene dell'est-asiatico, presente in qualità di membro di una delegazione internazionale guidata dai gesuiti, ha duramente criticato la gestione del forum: "la presenza al Fsm dei gruppi marginalizzati è stata davvero impressionante e commovente: nonostante questo, lo stesso Forum, che ha come obiettivo quello di accrescere la capacità di autodeterminazione dei poveri, sembra averli messi da parte, relegandoli in piccoli spazi in cui potevano esibirsi nelle loro danze". Il gesuita continua sostenendo che, il fatto di tenere queste danze e manifestazioni ancora una volta "fuori" del palco principale, sta a simboleggiare che il Forum stesso ha in certo senso fallito nella liberazione di questi oppressi. Quindi si chiede "il Fsm è davvero portatore di libertà per coloro che intende liberare? E' giusto che la voce degli "outsiders", ovvero gli intellettuali, sia scelta per essere la "voce" dei senza voce? Nessuno fra gli "insiders", Adivasi, Dalits, contadini, minatori o donne delle campagne, ha avuto spazio per parlare di sé o del proprio popolo. Trovo questa dissonanza una grave ingiustizia commessa contro gli emarginati". (SF)