Elezioni: morti e corruzione non minano i favori per il BJP

Il premier Vajpayee in forte vantaggio su Sonia Gandhi


New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – Ventuno donne, tra cui sette ragazzine, morte calpestate e soffocate dalla grande ressa di poveri creatasi per afferrare uno dei sari regalati dal Primo Ministro indiano. E' successo lunedì 12, a Lucknow, durante una festa di compleanno, ma per molti era in realtà un raduno elettorale. Una piccola differenza che potrebbe però danneggiare l'immagine del Bharatiya Janata Party (BJP), la coalizione di maggioranza alla guida del Paese dal 1996, proprio a ridosso delle elezioni per il rinnovo del Parlamento.

La distribuzione di sari alle donne, e liquori agli uomini, è una pratica comune dei partiti in India, ma non può essere fatta ad eventi pubblici elettorali. Per evitare qualunque contraccolpo che potrebbe minare la credibilità del Primo Ministro Atal Behari Vajpayee, il suo vice, Lal Krishna Advani, ha subito precisato che anche se tante persone si erano radunate per l'evento, si trattava solo della festa di compleanno di Lalji Tandon, leader locale del BJP e stretto collaboratore di Vajpayee. A rendere le cose un po' più complicate c'è però il fatto che ad organizzare la festa per Tandon è stato un famoso gangster di Lucknow.

La squalifica del Primo ministro dalle elezioni, da parte della Commissione elettorale, sembra però improbabile, dato che creerebbe una crisi istituzionale.

Nonostante quanto accaduto, i sondaggi danno il BJP facile vincitore nelle prossime elezioni, che inizieranno il 20 aprile e si concluderanno, dopo cinque scadenze elettorali in altrettante zone del paese, il 10 maggio. La macchina elettorale per il rinnovo dei 543 membri del Parlamento, è pronta. Convogli ferroviari speciali sono pronti per dispiegare nei 26 Stati indiani i 4 milioni di funzionari necessari per coprire i settecentomila seggi elettorali, 130 mila truppe federali e 2.250 controllori dello svolgimento legale delle votazioni.

Sono 750 i partiti in lizza, tra nazionali e locali, ma a contendersi i voti sono soprattutto due formazioni: il partito nazionalista indù BJP, formato da un'alleanza di 22 partiti, molto influenzata dal fondamentalismo induista, e il Congress Alliance, anch'esso espressione di una coalizione di partiti, per lo più laici e moderati. Il Congress è guidato da Sonia Gandhi, moglie del premier indiano Rajiv Gandhi assassinato nel 1991. Gli ultimi sondaggi le danno poche speranze: dovrebbe conquistare al massimo 170 seggi, mentre ai rivali ne dovrebbero andare 283.

Vajpayee, che nel suo manifesto elettorale ha promesso di far diventare l'India una potenza mondiale entro il 2020, conta su una robusta crescita economica (oltre il 10% negli ultimi quattro mesi) per tornare al potere per la quarta volta consecutiva.

Mina vagante dello scontro elettorale è il fondamentalismo indù, che sembra condizionare sempre più le decisioni del BJP. Il Congress Alliance ha chiesto il voto dei 670 milioni di elettori indiani per prendere decisamente le distanze dal nazionalismo religioso. "Le elezioni offrono la scelta tra due diverse visioni di nazionalismo – ha detto la Gandhi -: quella del Congress, laica e che vuole le stesse opportunità per tutti, al di là della loro religione, e quella del BJP, ispirata da un nazionalismo miope e campanilistico".