Per l'attentato alle sinagoghe si segue la pista internazionale

Istanbul (AsiaNews) - Esperti israeliani e turchi hanno aperto un'inchiesta sui mandanti dei due attacchi-bomba alle sinagoghe di Istanbul, che hanno fatto almeno 20 morti e circa 250 feriti. Il governo turco suppone che gli esecutori abbiano legami con il terrorismo internazionale. Domenica 16 novembre il quotidiano saudita Al-Watan ha pubblicato la notizia secondo cui già da due mesi le autorità USA avevano avvertito su probabili attacchi contro obbiettivi americani e israeliani in Turchia. Amira Arnon, console israeliano in Turchia, ha detto che anche la comunità ebraica locale aveva ricevuto generiche minacce di attacchi e per questo si era incrementata la sicurezza attorno alle sinagoghe.

La polizia turca sostiene che gli attacchi sono stati eseguiti da kamikaze, ma una telecamera di sicurezza posta fuori della sinagoga di Neve Shalom mostra solo una persona che ha parcheggiato un'auto ed è fuggito, poco prima che il veicolo scoppiasse. Nessuno è morto nella sinagoga, sebbene il tempio fosse pieno di gente che partecipava alla cerimonia del bar mitzvah [l'accoglienza dei giovani nella comunità adulta]

Fra le 20 e più vittime, solo 6 sono ebrei; gli altri sono passanti, residenti o commercianti della zona. Uno dei morti è un turco di cittadinanza italiana, il 57enne Romano Jona.

Silvan Shalom, Ministro israeliano degli Esteri, è giunto a Istanbul per visitare la scena dell'attacco.

Molti esperti sospettano che le bombe siano un avvertimento alla Turchia, uno dei pochi paesi a maggioranza islamica che ha rapporti con Israele. Negli ultimi anni,la Turchia, che si definisce uno stato laico, ha visto una forte crescita di fondamentalismo islamico. All'inizio della guerra contro Saddam Hussein, la Turchia, membro della Nato, ha dovuto vietare – dopo molte discussioni – il passaggio sul suo territorio delle truppe americane verso il nord Iraq. (CB)