Pechino rimanda la visita del commissario Onu per i diritti umani

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il governo cinese ha rimandato la visita di un funzionario della commissione Onu per i diritti umani esperto di tortura, a causa di problemi organizzativi e delle vacanze dei funzionari, sollevando perplessità nella comunità internazionale.

Theo van Boven, rappresentante speciale Onu, doveva recarsi in Cina per due settimane, dopo che per 10 anni la commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani chiedeva a Pechino di condurre nel Paese un'indagine indipendente sull'impiego diffuso della tortura nelle carceri. Per giustificare il rinvio, Zhang Qi-yue, portavoce del ministero degli esteri, ha dichiarato: "Poiché la visita coincide con il periodo in cui i funzionari di diversi uffici vanno in vacanza e a causa di problemi tecnici nell'organizzazione della visita, la parte cinese ha proposto di rimandarla".

In un comunicato, l'ufficio di van Boven ha espresso dispiacere per il rinvio improvviso della visita, precisando che essa si terrà alla fine dell'anno. L'organizzazione per i diritti umani Human Rights in China (HRC) ha manifestato disappunto per il comportamento del governo cinese: "Il rinvio all'ultimo minuto solleva seri interrogativi sulla sincerità dell'impegno della Cina nella cooperazione internazionale". Amnesty International pone gli stessi dubbi che Pechino voglia davvero avviare "uno scambio aperto e trasparente sui diritti umani con gli osservatori internazionali". Al contrario, secondo l'agenzia di Stato Xinhua, l'invito del funzionario dell'Onu manifesta l'impegno della Cina all'interno della comunità internazionale. L'organo di stampa difende anche gli sforzi del governo per migliorare la situazione dei diritti umani, "che hanno fatto ottenere l'apprezzamento della comunità internazionale".

Nel 1999, la Cina aveva invitato ufficialmente la commissione Onu per i diritti umni, ma non è stato raggiunto un accordo sui termini della visita. Le condizioni stabilite da van Boven – e accettate da Pechino – prevedevano visite "a sorpresa" nelle carceri e la garanzia che non ci sarebbero state rappresaglie da parte cinese contro chiunque avrebbe parlato con l'ispettore dell'Onu. (MR)