La scrittrice Taslima Nasrin nel mirino dei fondamentalisti islamici
La donna, famosa per le sue denunce sulla condizione femminil nell’Islam, è stata ferita lievemente alla testa durante una conferenza stampa nell’Andhra Pradesh. Tuttora pende una taglia di 500mila rupie per la sua decapitazione. Attivista cristiano condanna con forza l’attacco.

Hyderabad (AsiaNews) – Questa mattina Taslima Nasrin, popolare scrittrice nata in Bangladesh e famosa per le sue battaglie per i diritti umani, è stata ferita nel corso di un incontro con i giornalisti al circolo della stampa di Hyderabad, capitale dell’Andhra Pradesh, durante la presentazione di un suo libro.

L’attacco è stato sferrato da un gruppo di fondamentalisti appartenenti al Majlis-e-Ittehadul Muslimeen Party (MIM), movimento islamico con sede in città: gli assalitori l’hanno colpita con alcuni mazzi di fiori scagliati a breve distanza, procurandole lievi escoriazioni alla fronte. Non è la prima volta che Taslima Nasrin, 45 enne scrittrice, poetessa ed editorialista, è vittima di violenze e aggressioni sferrate dai fondamentalisti per le sue ripetute denunce sulle condizioni in cui vivono le donne nel mondo musulmano. Nel 1993, proprio in seguito ad una serie di articoli sulla condizione femminile nell’Islam e alla pubblicazione di un suo libro (Lajja, parola bengalese che significa “Vergogna”), fondamentalisti islamici promulgarono una fatwa contro di lei ed offrirono una taglia sulla sua testa.

Nel 1994 gruppi organizzati vicini a religiosi fondamentalisti ne chiesero l’impiccagione dopo aver affermato in un suo articolo che “il Corano dovrebbe essere rivisto completamente”. Il governo a quel punto non solo non prese provvedimenti contro chi la minacciava, ma spiccò anche un mandato di arresto per portarla in giudizio accusandola di blasfemia. Temendo una condanna fino a due anni ed il rischio di essere uccisa in carcere, Nasrin si nascose e, dopo due mesi, ottenne il permesso di lasciare il paese per l’esilio volontario in Svezia. Sempre nel 1994 il Parlamento Europeo le assegnò il Premio “Sakharov” per la libertà di pensiero. Nel 2004 un religioso indiano musulmano offrì una seconda taglia di 20.000 rupie a chiunque le avesse “annerito” la faccia, gesto considerato gravemente ingiurioso, mentre nel marzo di quest’anno un gruppo musulmano indiano ha posto anche una taglia di 500.000 rupie per la sua decapitazione.

Secondo alcuni analisti politici l’attacco è da mettere in relazione alle elezioni parlamentari dei prossimi mesi, mentre una dura presa di posizione arriva dal presidente del Global Council of Indian Christians: “E’ stato un gesto vergognoso – afferma Sajan George – non è questo il modo di trattare un ospite, oltretutto donna. L’India si mostra così orgogliosa di avere a capo del Paese una donna in occasione dei 60 anni dalla conquista dell’indipendenza, e il presidente stesso ha sottolineato di voler migliorare la condizione femminile, ma i fatti dimostrano che la realtà è ben diversa. Il nostro è uno stato laico e deve garantire la libertà di parola, mentre si moltiplicano i gesti di intolleranza, in particolare nell’Andhra Pradesh”.(NC)