Epidemie tra i maiali, siccità, inondazioni minacciano l’agricoltura cinese
Toni trionfanti nel governo, che annuncia il “pieno controllo” dell’epidemia porcina e la diminuzione del prezzo del maiale (che però da gennaio è raddoppiato). I cambiamenti del clima, con siccità nel nord del Paese e inondazioni a sud, distruggono le economie di interi villaggi e lo Stato non interviene.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il ministro dell’Agricoltura Xue Liang ha annunciato oggi che “è sotto controllo” la malattia epidemica delle “orecchie-blu” (o sindrome “riproduttiva e respiratoria dei maiali”), che ha colpito milioni di maiali, e che è diminuito il prezzo della carne di maiale.

A luglio – dice Xue – i maiali malati sono stati 47mila, con una diminuzione del 51,5% rispetto a giugno, e 13mila sono morti (-35,9%). Secondo i dati ufficiali, nel 2007 l’epidemia ha contagiato 257mila maiali con 826 focolai nell’intero Paese. Ma si teme che il dato reale sia molto maggiore, anche perché i maiali sono allevati in 640mila villaggi e molti allevatori non denunciano il contagio per poter macellare e vendere la carne. Xue annuncia che sono stati vaccinati oltre 100 milioni di animali, ma Yu Kangzhen, direttore dell’Istituto cinese di controllo medico veterinario, dice che i maiali allevati sono 500 milioni e che la produzione di vaccino è insufficiente per coprirli tutti.

Il ministro per il Commercio ha indicato un ribasso del prezzo della carne di maiale dell’1,4% la settimana scorsa. Peraltro il prezzo è più che raddoppiato dall’inizio del 2007. E’ un prodotto essenziale nella cucina cinese e il suo forte aumento è tra le cause dell’inflazione, salita a luglio del 5,6%, il massimo aumento dal febbraio 1997. Il Paese alleva oltre la metà dei maiali del mondo e le sue elevate esigenze non potrebbero essere soddisfatte con l’importazione.

Peraltro l’agricoltura cinese è colpita dai cambiamenti del clima, con siccità prolungate nel nord e inondazioni disastrose nel sud, e Pechino teme di non poter sfamare la popolazione per il 2030, come ha detto il 22 agosto Zheng Guoguang, capo dell’Amministrazione meteorologica.

Vista anche la costante diminuzione delle terre coltivate, Zheng prevede per tale anno una minor produzione agricola di oltre il 10%, a fronte di una crescita della popolazione. Nel nord la siccità, molto diffusa in Ningxia, Mongolia interna, Shaanxi e persino nel Sichuan ricco di fonti idriche, ha ridotto interi villaggi alla povertà, in assenza di adeguati aiuti pubblici (non dovuti, in caso di disastri naturali). Nel meridione sono aumentate le inondazioni che travolgono interi villaggi. Gli allevamenti animali già consumano una grande quantità di cereali e si prevede che per il 2030 richiederanno oltre la metà dell’intera produzione.

Il problema è aggravato perché la popolazione rurale è rimasta in gran parte esclusa dai benefici della crescita economica e sottoposta ad arbitrarie espropriazioni di terra dei funzionari locali e alle conseguenze dell’inquinamento industriale.