Onu: superano i 4 milioni i profughi iracheni
Secondo l’Unhcr il dato è in continuo aumento. Oltre che dalla violenza nel Paese, l’emigrazione è dettata dalla difficoltà di accedere a servizi sanitari e sociali. Gli Usa offrono 30milioni di dollari per la crisi, ma le frontiere occidentali continuano a rimanere chiuse.
Ginevra (AsiaNews/Agenzie) – Ha superato i 4 milioni il numero degli iracheni costretti a lasciare la propria casa per fuggire alla violenza nel Paese. Secondo dati dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), il numero dei profughi interni e all’estero continua a salire. “Circa 4,2 milioni di iracheni risultano sradicati dalle loro abitazioni – rende noto oggi il portavoce Unhcr, Jennifer Pagonis – ogni mese se ne aggiungono 60mila”. Secondo stime della Mezzaluna rossa irachena (Ircs), invece, le cosiddette Internal displaced persons (Idp) sono più o meno 80mila-100mila al mese.
 
La Pagonis spiega che l’emigrazione è in crescita perché “gli iracheni hanno sempre più difficoltà ad accedere ai servizi sociali e sanitari nel loro Paese”. Secondo l’Unhcr, i profughi interni sono oltre 2 milioni, di cui la metà è fuggita dopo le bombe alla moschea d’Oro di Samarra, nel febbraio 2006.
I profughi interni sono costretti a vivere in tende, sui bordi della strada. Il pericolo di avvicinarsi a questi campi di sfollati, improvvisati dalla stessa popolazione lungo le strade, rende ancora più difficile il lavoro degli operatori umanitari.
 
Come sempre la Siria rimane la meta più ambita e accessibile ai profughi iracheni, che qui hanno raggiunto 1,4 milioni. In Giordania, altro Paese confinante, il flusso migratorio ha portato tra i 500mila e i 750mila iracheni, secondo l’Unhcr. I richiedenti asilo in Europa, solo nella prima metà del 2007, sono arrivati a 20mila; stessa cifra registrata per tutto il 2006.
 
Per affrontare l’emergenza dei profughi iracheni quest’anno, l’Onu ha già chiesto 66 milioni di dollari. Oggi gli Usa hanno annunciato che contribuiranno con 30 milioni di dollari ai progetti Unhcr e Unicef nella zona. Ma in molti ormai fanno notare che il solo sostegno economico all’Iraq e ai Paesi confinati per gestire la crisi non basta: servirebbe anche una maggiore apertura delle frontiere ad occidente per permettere l’ingresso legale a chi è costretto a fuggire.