Papa: Loreto, capitale spirituale dei giovani
Benedetto XVI esorta i 300 mila radunati nella piana di Montorso a “non temere” le difficoltà, i fallimenti, le insicurezze, i “silenzi di Dio”, scoprendo Cristo nella creazione, nella liturgia, nell’amicizia fra i cristiani. Un invito alla testimonianza di fede nella società. Il saluto e il grazie di p. Giancarlo Bossi.

Loreto (AsiaNews) – La statua scura della Madonna di Loreto che passa non nel silenzio, ma fra gli applausi e l’entusiasmo di quasi 300 mila giovani radunati nella piana di Montorso, mentre si leva la struggente “Ave Maria” di Gounod cantata da Andrea Boccelli, è forse il simbolo di questa Agorà dei Giovani organizzata dalla Conferenza episcopale italiana in preparazione all’incontro della Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney del 2008. Un po’ kermesse, un po’ festa, un po’ preghiera, la Veglia dei giovani ha mostrato il meglio dei giovani cattolici italiani, con le loro preoccupazioni e slanci e il meglio di Benedetto XVI, che ha partecipato alla veglia con attenzione, emozione e fantasia, lasciando spesso i testi già preparati per parlare ai giovani direttamente dal cuore.

La periferia e il silenzio di Dio

La veglia, strutturata con canti e musiche, prevedeva alcune testimonianza sulla situazione giovanile che terminavano  con domande al papa. I primi a parlare sono stati Piero e Giovanna di Bari, lui ingegnere, lei assistente sociale fra i quartieri più abbandonati e periferici di Bari. Dopo aver raccontato del loro impegno, domandano: “Com’è possibile sperare, quando la realtà nega ogni sogno di felicità, ogni progetto di  vita?”.

Il papa risponde dicendo che l’inquietudine espressa nella domanda ha bisogno non di "risposte teoriche”, di “facile ottimismo”.  E saltando completamente il testo già preparato, sottolinea il dramma della marginalizzazione, dei luoghi abbandonati dai “centri di potere”. Poi ricorda che i “centri” che dovrebbero animare le “periferie” – la famiglia, la parrocchia – sono indebolite. Sottolinea che nella Chiesa non c’è “periferia”, ma tutto è “centro”. Cristo stesso – egli aggiunge – è vissuto a Nazareth, in una zona che “era periferia”, ma “ha rivoluzionato tutto il mondo”. La Chiesa deve “ritornare nelle periferie” e ricostruire il tessuto sociale, con l’aiuto di Cristo. E domanda ai giovani di “cambiare il mondo” a partire dalle periferie e dai luoghi di abbandono.

È poi la volta di Sara, 24 anni di Genova, impiegata, parla della confusione fra i giovani, dove c’è molta violenza e dove emergono pochi educatori, “punti di riferimento saldi e credibili cui affidare il proprio grido di dolore... Santo Padre, in questo silenzio così pesante, anche per me e la mia fede, dove sono tutti? Ma soprattutto, dov’è Dio?”.

Anche per questa domanda il pontefice risponde a braccio. “Tutti noi credenti conosciamo il silenzio di Dio”. E cita Madre Teresa che “con tutta la sua carità soffriva il silenzio di Dio”.

Sempre a braccio ricorda quanto detto dall’allora cardinal Wojtyla, a quale uno scienziato aveva detto che lui era “sicuro” che Dio non esiste, ma aggiungeva che “se guardo le montagne, vedo che Egli esiste”. “La bellezza della creazione – commenta il pontefice - è segno della bontà di Dio”. All’incontro con Dio nella creazione, il papa aggiunge il sentire “la presenza di Dio nelle celebrazioni liturgiche e la sua Parola”, “la grande musica di Bach, di Mozart, di Hendel”, dove si scopre che la fonte di tutto è Dio. Poi ricorda l’amicizia, la compagnia di fede e di cammino – come quella dei giovani a Loreto - e dice: “Dio vuole che noi stessi siamo testimoni della fede da noi esca una luce che illumina” gli altri.

“E’ difficile – aggiunge - parlare agli amici di oggi di Dio e della Chiesa”, un dio “dei divieti” e “una Chiesa che impone”. “Dobbiamo cercare – spiega il papa - di far sperimentare la Chiesa viva, non l’immagine della Chiesa come centro di potere”. Ricorda poi la sua visita alla fazenda de la Esperanza in Brasile, abitata da ex drogati: “la certezza dell’esistenza di Dio è la salvezza dalla disperazione”. Dio “allarga la vita”; la droga la distrugge. “Cristo – conclude - è venuto per creare una rete di comunione nel mondo perchè tutti insieme possiamo sostenerci. E qui scopriamo che comandamenti, il rapporto con Dio sono in realtà una via della gioia”.

Quasi a conferma di quanto detto dal papa, è seguita la testimonianza “a lieto fine” di Ilaria, di Roma, 26 anni, che racconta della sua famiglia con un padre violento, della sua anoressia, della madre e dell’aiuto di un sacerdote che l’ha aiutata dal punto di vista psicologico e spirituale. Ora è sposata e madre di una bambina, e ha fatto suo il motto di consacrazione di Papa Wojtyla alla Madonna, “Totus tuus”.

Il saluto di p. Bossi

Un’altra storia “a lieto fine” è quella di p. Giancarlo Bossi, missionario del Pime, rapito e poi liberato dopo 39 giorni a Mindanao (Filippine). P. Bossi è fra gli ospiti della veglia, tornato in Italia per partecipare a questo momento. Salito sul palco, ringrazia il pontefice  e i giovani: “Santo Padre – dice - sono felice di essere con lei questa sera per dire il mio grazie: a Dio per aver ancora una volta tenuta amorosamente la mia vita nelle sue mani; a Lei per avermi portato nel suo cuore di padre durante il mio sequestro e aver spinto tanti a pregare per me; a tutti questi giovani perché con la loro preghiera e il loro amore mi hanno dato il coraggio di rimanere fedele a Cristo, alla sua Chiesa, alla mia vocazione missionaria e alla gente a cui appartengo. E avete dato coraggio anche ai missionari che lavorano in tutto il mondo. Grazie, in nome di Dio”.

Dopo i canti, le preghiere e le letture bibliche, nel suo discorso, Benedetto XVI parla di Loreto che grazie ai giovani è divenuta “la capitale spirituale dei giovani; il centro verso cui convergono idealmente le moltitudini di giovani che popolano i cinque Continenti”. Il papa parla delle speranze, delle attese, ma anche delle delusioni, dei sogni  che sembrano “irrealizzabili”. Parla di “apprensioni” e “interrogativi”: “come inserirsi in una società segnata da numerose e gravi ingiustizie e sofferenze? Come reagire all’egoismo e alla violenza che talora sembrano prevalere? Come dare un senso pieno alla vita?”. Benedetto XVI, che  “è vicino” e “condivide” queste domande, parla ai giovani di Loreto ma “attraverso di voi, ai vostri coetanei del mondo intero”.

Come Maria, non abbiate timore!

“Non abbiate timore – egli dice -  Cristo può colmare le aspirazioni più intime del vostro cuore! Ci sono forse sogni irrealizzabili quando a suscitarli e a coltivarli nel cuore è lo Spirito di Dio?”.

E conforta i giovani nell’impaccio delle loro fragilità, insicurezze e inutilità: “Lasciate – dice - che questa sera io vi ripeta: ciascuno di voi se resta unito a Cristo, può compiere grandi cose. Ecco perché, cari amici, non dovete aver paura di sognare ad occhi aperti grandi progetti di bene e non dovete lasciarvi scoraggiare dalle difficoltà. Cristo ha fiducia in voi e desidera che possiate realizzare ogni vostro più nobile ed alto sogno di autentica felicità”.  E suggerisce:“Guardate a Maria”, che con il suo “sì” a Dio si è trovata a partecipare al centro “della storia dell’umanità intera”. “Guardando a lei – aggiunge -, seguendola docilmente scoprirete la bellezza dell’amore, non però di un amore "usa-e-getta", passeggero e ingannevole, prigioniero di una mentalità egoista e materialista, ma dell’amore vero e profondo”.

Il papa parla delle tante famiglie “in frantumi”, delle coppie che si separano e aggiunge: “A chi si trova in così delicate e complesse situazioni vorrei dire questa sera: la Madre di Dio, la Comunità dei credenti, il Papa vi sono accanto e pregano perché la crisi che segna le famiglie del nostro tempo non diventi un fallimento irreversibile”.

Ma il pontefice vuole soprattutto confortare le scelte mature dei giovani, vincendo le paure dei fallimenti: “Ma in questa notte che ci attende, ai piedi della sua Santa Casa, Maria ripeterà a ciascuno di voi, cari giovani amici, le parole che lei stessa si sentì rivolgere dall’Angelo: Non temete! Non abbiate paura! Lo Spirito Santo è con voi e non vi abbandona mai. A chi confida in Dio nulla è impossibile. Ciò vale per chi è destinato alla vita matrimoniale, ed ancor più per coloro ai quali Iddio propone una vita di totale distacco dai beni della terra per essere a tempo pieno dediti al suo Regno”. Ricorda ancora p. Giancarlo Bossi “per il quale abbiamo pregato durante il periodo del suo sequestro nelle Filippine, e oggi gioiamo nell’averlo tra noi. In lui vorrei salutare e ringraziare tutti coloro che spendono la loro esistenza per Cristo sulle frontiere dell’evangelizzazione. Cari giovani, se il Signore vi chiama a vivere più intimamente al suo servizio, rispondete generosamente. Siatene certi: la vita dedicata a Dio non è mai spesa invano”.

Il papa ha poi concluso la sua omelia salutando “ad uno ad uno”  e “con cuore di padre” tutti i giovani della piana di Montorso, invitandoli a un arrivederci a Sydney: “Preghiamo perché il Signore che compie ogni prodigio conceda a molti di voi di esserci. Lo conceda a me, lo conceda a voi. È questo uno dei tanti nostri sogni che questa notte pregando insieme affidiamo a Maria”.

Il pontefice ha poi benedetto la Croce del Giubileo della diocesi di Endeber (Etiopia). I giovani della Chiesa italiana si sono impegnati ad aiutare i bisogni di questa chiesa africana.

All fine dell'incontro, dopo una breve pausa, il papa si è recato a pregare in silenzio nella Santa Casa, mentre i giovani si preparano a una veglia per tutta la notte. Domani il papa celebrerà la messa nella stessa piana di Montorso.