Chiude dopo 14 anni la Conferenza nazionale
I lavori per stilare i principi della nuova Costituzione, in corso dal 1993, erano il primo passo della “road map” verso la democrazia. Attivisti e membri dell’opposizione, però, avvertono: è solo uno stratagemma dei militari per mantenere il potere.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) – Si è chiusa ieri, dopo 14 anni di lavori, la Conferenza nazionale deputata a stilare le linee guida per le nuova Costituzione birmana. La Conferenza, svoltasi nella cittadina di Hmawbi, è il primo dei 7 obiettivi della "road map" verso la democrazia tracciata dai generali alla guida del Paese da oltre 40 anni. Molti i critici, però, che ribadiscono i dubbi sulla democrazia progettata dalla giunta, intenzionata – dicono – “solo a perpetuare il suo potere”.

Il piano di riforme, avviato nel 1993, dovrebbe concludersi con elezioni multipartitiche. Ma finora non è stata resa nota nessuna tabella di marcia per i successivi passi. Nel 1996 la Lega nazionale per la democrazia (Nld), partito il cui leader Aung San Suu Kyi è ancora agli arresti domiciliari, è uscita dai lavori per protesta. I militari non gli permisero di formare un governo dopo aver vinto elezioni popolari.

Secondo attivisti per i diritti umani e membri della Nld, la Conferenza nazionale è solo uno stratagemma dei militari per mantenere il potere: il disegno di legge della nuova Costituzione prevede un ruolo dominante per l’esercito nella politica, tramite una riserva del 25% dei seggi nel parlamento e di alcuni dicasteri chiave. Il capo delle forze armate, inoltre, potrà dichiarare lo “stato d’emergenza” senza l’approvazione del governo e sciogliere l’esecutivo democraticamente eletto come pure il Consiglio dei ministri, qualora passassero riforme invise ai generali.

Dissidenti birmani dalla Thailandia avvertono: la politica della “democrazia controllata” voluta dalla giunta è una “bomba ad orologeria”. La popolazione è stanca e le ultime, coraggiose proteste di piazza contro il carovita sono un chiaro segnale.